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lunedì 20 settembre 2021

Alle radici della Storia d'Italia e di Sicilia: dall'Ottocento ad oggi (1)

 Ancora nel 2021 le distanze socio-economiche e persino di visione culturale fra un italiano che risiede a Milano o Torino ed uno che risiede a Napoli o Palermo non sono per niente colmate. Ed il fenomeno migratorio  dal Sud verso Nord ne è l'attestato pubblico ufficiale circa il dislivello sociale ed economico -e verosimilmente culturale- dell'Italia ancora oggi. Sappiamo tutti che l'Unione Europea ha garantito risorse immense al nostro Paese per risolvere i tradizionali nodi, mai seriamente affrontati da tutti i governi dall'Unità ai nostri giorni. Saranno veramente risolti i nodi sociali e l'arretratezza del Meridione ? Qualche dubbio l'abbiamo dal momento che il problema di ri-mettere in moto il Paese non è ad oggi nell'agenda dei politici siciliani e ancor meno della gente comune. Tanti politici conoscono i titoli dei documenti del Piano di Rinascita e Resilienza e ne fanno sfogio, ma non hanno idea da dove cominciare ad operare, al punto che finora gli unici a beneficiare sono tantissimi studi professionali. La dimostrazione della carenza operativa dei nostri politici sta nella circostanza che Draghi non l'ha portato la Befana; egli nel ruolo di premier è chiara conseguenza dell'inadeguatezza di una intera classe politica che gli italiani constatano a cominciare dai rappresentanti di quartiere delle grandi città per arrivare via via  in alto, fino a dove siedono i rappresentanti che essi stessi liberamente scelgono. 

 Da dove cominciare il percorso storico? 

L'Unità d'Italia non è mai stata una realtà entrata nelle coscienze della gente. I cosiddetti padri della Patria (Cavour, Mazzini, Garibaldi etc) sono personaggi di cui si studia qualcosa a scuola però mai quei nomi hanno acquisito il significato storico profondo degli eventi di cui sono stati protagonisti. Molto dell'opera da essi svolta è sempre rimasta in ombra. Tutti abbiamo una conoscenza parziale dell'opera da essi portata avanti e non è infrequente -infatti- l'incomprensione sui problemi del Paese se osservati da Sud o da Nord.

Il pensiero liberale di Cavour
lo si conosce attraverso il
giornale "Il Risorgimento", da
lui fondato.
Se oggi il Sud ha un reddito pro-capite pari o inferiore a quello della Grecia ed il Nord pari, o superiore, a quello della Germania una o più ragione ci deve pur essere.

 Su questa pagina del Blog proveremo a ricordare i fatti e a capire i motivi che stanno troppo allungo ritardando la realizzazione di un Paese moderno ed unito. Ancora oggi, 2021, l'Italia tarda ad essere unita nei costumi e soprattutto nel sistema socio-economico che dovrebbe garantire la parità nelle condizioni di sopravvivenza civile.

 Nella consapevolezza che il presente ha le sue radici nel passato dedicheremo alcune pagine al perchè ancora oggi esistono due Italie diseguali sotto più profili. Guarderemo come riferimento particolare la situazione sociale di Contessa e quella amplissima che investe i cinque continenti dell'emigrazione contessiota. Ci baseremo su dichiarazioni pubbliche degli uomini del tempo e su documenti ufficiali. Procederemo contemporaneamente -su altra pagina- alla ricostruzione della vicenda storica tipicamente siciliana, dai bizantini all'unificazione garibaldina col resto del Paese. Iniziativa questa in corso sul Blog e che sta esigendo parecchie ricerche d'archivio e bibliografiche.

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Per cominciare

L'Italia è fatta

   ora faremo

      gli Italiani

Da un brano di lettera del 28 dicembre 1860 di Cavour stralciamo una parte, quella che ci sembra significativa rispetto al fine che ci proponiamo. 

Il liberale Cavour avvia per la nascente Italia il sistema parlamentare.


...Io non ho alcuna fiducia nella dittatura e tanto

meno nelle dittature civili. Credo che si possano fare

con un Parlamento molte cose che sarebbero

impossibili ad un potere assoluto.

Un'esperienza di tredici anni mi ha convinto che un 

ministero onesto ed energico, che non ha da temere

rivelazioni sconvolgenti e che non si lascia intimidire

dalla violenza delle fazioni, ha tutto da guadagnare

dalle lotte parlamentari. Non mi sono mai sentito così

vulnerabile come quando le Camere erano chiuse.

D'altronde non potrei tradire la mia origine, rinnegare

i principi di tutta la mia vita. Sono figlio della libertà,

è a lei che devo tutto quello che sono. Se si dovesse

mettere un velo sulla sua statua, non sarei io a farlo ...

La via parlamentare è la più lunga, ma è la più sicura.


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