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venerdì 24 settembre 2021

Contessa Entellina. Quella domenica di cinquantatre anni fa

  Estratti dalla  

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE 

D'INCHIESTA SULL'ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI PER LA RICOSTRUZIONE 

E LA RIPRESA SOCIO - ECONOMICA DEI TERRITORI DELLA VALLE DEL BELICE 

COLPITI DAI TERREMOTI DEL GENNAIO 1968 

(Istituita con legge 30 marzo 1978, n. 96)  

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CAPITOLO VIII

L'APPROVVIGIONAMENTO IDRICO 

Attività programmatola svolta per ovviare alle insufficienze delle fonti di approvvigionamento. 

Premesso che tale attività riguarda tre amministrazioni pubbliche (il Provveditorato regionale alle opere pubbliche; la Cassa per il Mezzogiorno e l'Ente Acquedotti Siciliani), si può affermare che tutte e tre le Amministrazioni, tenuto conto appunto della preesistenza di uno strumento generale programmatorio quale il PRGA (piano regolatore degli acquedotti nazionali e quindi comprendente anche la Sicilia) redatto dal Ministero dei lavori pubblici è reso obbligatorio e vincolante per tutti gli interventi pubblici nel settore con decreto del Presidente della Repubblica del 1963, hanno svolto un'attività indirizzata secondo linee compatibili fra loro (del resto, ne fa fede il progetto generale dell'EAS per la « ristrutturazione dell'acquedotto Montescuro Ovest» per la parte che riguarda gli interventi riparatori e migliorativi della funzionalità dell'acquedótto), inseguendo un duplice indirizzo: 
a) incremento diretto delle risorse con la captazione di sórgenti secondarie, con lavori di miglioramento delle captazioni in atto, con prelievi da falde mediante pozzi; 
b) incremento indiretto mediante un migliòre coordinamento delle utenze allacciate, sia con la costruzione di acquedotti esterni autònomi, distaccando perciò l'allacciamento dal sistema acquedottistico principale degli abitati alimentati direttamente dai nuovi acquedótti esterni (ad esempio Menfi, Calatafimi, Campobello, Castelvetrano), sia migliorando la rete primaria delle derivazioni con la costruzione anche di nuove diramatici. 
In effetti tale attività, per quanto riguarda i tempi di attuazione che sono medio-lunghi e perciò con risultati ancora da conseguire, può essere meglio specificata nei riguardi delle tre amministrazioni. 
Quanto al Provveditorato alle opere pubbliche, questo istituto, di intesa con la Regione ed attravèrso i lavori di una Commissione di esperti, sta provvedendo ad una revisione del PRGA, relativamente alla Sicilia, approvato con decretò dèi Presidente dèlia Repubblica 3 agosto Ì968, nel quadrò degli studi di aggiornaménto dei fabbisogni e delle fonti di àpprowigiònamento, sulla base delle nuove esigenze rispondenti ai bisógni dell'attuale livèllo di Vita civile e tenuto conto della legislazione vigente per la tutela delle acque dall'inquinamento e per il piano regionale di risànaiiiento delle acque, coordinando, peraltro, i progetti di òpere nel settore delle utilizzazioni delle acque sottoposti al suo esame, nel quadro dèi nuovi orientamenti e delle nuove previsioni, laddove definite. 
Quanto alla Cassa per il Mezzogiorno, ha già definito e ha in corso di graduale attuazione il progetto speciale n. 30 per l'uso intersettoriale delle acque (con impieghi potabili, irrigui, industriali), in cui sono coinvòlte le utilizzazioni delle sorgenti di Palazzo Adriano, delle falde sotterranee (pozzi Staglio da attuarsi in tempi brevi), delle acque superficiali dell'invaso Garcia (8 milioni di me. annui per usi potabili) con la costruzione di un impianto centralizzato di potabilizzazione da realizzarsi in tempi medi, l'allacciamento del sistema integrato dell'ilivaso Fanaco all'acquedotto Montescuro Est, con possibilità di destinare gli attuali corrispondenti deflussi all'alimentazione dell'acquedotto Montescuro Ovest e con previsione di attuazione in tempi medio brevi in relazione alla necessità di una nuova regimazione dello stesso acquedotto Montescuro Ovest. 
Il programma Cassa per il Mezzogiorno, oltre ad indirizzarsi verso la utilizzazione di acque non sorgive, previ complessi e tecnologicamente avanzati processi di trattamento delle acque medesime, consente anche di fare affidamento, sempre ai fini dell'approvvigionamento idropotabile delle zone terremotate di questa parte occidentale della Sicilia, sulle disponibilità presenti in bacini con caratteristiche idrologiche diverse e, in definitiva, più favorevoli, per sottrarre le popolazioni del Belice alle conseguenze inevitabili delle frequenti siccità. 
Quanto all'EAS, la sua attività programmatoria non può che inserirsi nelle linee suindicate e perciò — oltre alla previsione, la più attuale, di utilizzare le falde idriche sotterranee (pozzi Staglio) — esso rivolge l'interesse della propria azione alla derivazione, peraltro temporanea, di un certo quantitativo di acqua dall'invaso di Piana dei Leoni già in esercizio e che consente un'alimentazione a gravità dell'acquedotto ed infine, ma a tempi più lontani, alla derivazione dell'invaso Garcia, ancora in costruzione e le cui acque, per essere immesse nel sistema acquedottistico, dovranno essere sollevate. Anche l'EAS, infine, prevede l'adeguamento dell'acquedotto Montescuro Ovest alle nuove disponibilità idriche ed il suo esercizio ai nuovi fabbisogni delle utenze, con un regime idoneo alla distribuzione di una portata doppia di quella attuale (414.7 litri/secondo) e, conseguentemente, con indispensabili interventi di risanamento e di modifiche delle reti esterne. 

Quella domenica di cinquantatre anni faConsiderazioni finali. 
Il problema dell'approvvigionamento idrico dei Comuni colpiti dal sisma del gennaio 1968 va necessariamente inquadrato in una situazione di precarietà che riguarda tutta la Sicilia occidentale ed in generale la intera Sicilia. Era carente già prima del sisma e solo da pòchi anni si è posto in atto un coordinamento programmatorio da parte della Cassa per il Mezzogiorno delle disponibilità idriche e degli interventi a breve e mediò termine per soddisfare le esigenze delle popolazioni. Per i Comuni colpiti dal sisma la situazione ha subito un repentino e traumatico aggravamento sia per la necessità di provvedere alle misure di emergenza per le baraccopoli sia per dotare di nuove reti distributive e di rifornimento i nuovi insediamenti abitativi. Nel settore dell'approvvigionamento idrico operarono e operano i seguenti enti: — Gli Uffici del Genio Civile delle provincie di Palermo, Agrigento e Trapani che provvidero all'esecuzione dei provvedimenti di pronto intervento ed alla eostruzione delle reti di distribuzione delle baraccopoli negli anni 1968-1969 e 1970. — L'Ispettorato generale per le zone colpite dai terremoti del gennaio 1968, che curò la progettazione ed esecuzione delle reti idriche dei nuovi centri. 
— L'Ente Acquedotti Siciliani che dopo aver curato i lavori di ripristino e manutenzione della condotta di adduzione, la costruzione di nuove condotte di diramazioni e di lavori integrativi, ha preso in consegna le nuove reti, sovrintende alla distribuzione e provvede alla manutenzione degli acquedotti. Dalla documentazione in possesso della Commissione si deducono le seguenti osservazioni: 
— Gli interventi degli Uffici del Genio Civile sembrano essere stati tempestivi e congrui relativamente ai costi. Furono usati materiali « al limite di accettabilità » ma sufficientemente idonei per la previsione di breve impiego (sono invece tuttora in esercizio nelle baraccopoli con gli inconvenienti di perdite e di onerosa manutenzione che si possono facilmente immaginare). 
— Per quanto riguarda l'opera dell'Ispettorato, c'è da rilevare: a) che non risultano essere stati fatti i collaudi delle reti progettate ed eseguite (forse per la mancanza di acqua nelle tubazioni dato che l'allacciamento è avvenuto in molti casi qualche anno dopo l'ultimazione dei lavori); b) che in qualche caso (ad esempio Gibellina dove la rete del nuovo centro è costata 398.869.380 lire) si sono evidenziati difetti eclatanti; e) che all'EAS, che ha preso in consegna provvisoria le reti idriche nuove e i serbatoi, ed a cui era demandata la manutenzione non sono state consegnate le relative planimetrie né i documenti di collaudo. 
— Per quanto riguarda l'EAS è stato accertato che: È suo compito istituzionale costruire ed ammodernare sia le reti interne ed esterne sia quelle in gestione. Come lavori nuovi l'EAS, nel periodo in esame (dal 1968 al 1980), si è limitato a ben poco, in mancanza di finanziamenti (nonostante le richieste fatte ed una notevole mole di progettazioni) e con una cronica situazione deficitaria aggravata anche da un conflitto di competenze fra Stato e Regione (ma con un organico di 1.050 addetti). Si è limitato ai compiti di manutenzione delle condotte adduttrici e delle reti vecchie (in condizioni talvolta di estrema precarietà) e nuove (prese in consegna provvisoriamente senza che ne sia stata accertata la buona esecuzione), nonché al compito di distribuzione dell'acqua disponibile, con turni ed orari di erogazione estremamente ridotti. A tale proposito si può osservare che, pur essendo la dotazione idrica media delle sorgenti decisamente scarsa rispetto alle moderne esigenze (1.441/secondo contro almeno i 2.001/secondo necessari) ed altrettanto deficiente la capacità di accumulazione dei vari serbatoi, con un più accurato sistema di gestione da parte dell'EAS si sarebbero potuti eliminare gli inconvenienti più gravi nella distribuzione (turni ogni 15 giorni!). Analogamente ci si sarebbe aspettato da parte dell'EAS un maggiore impegno di attivazione nei confronti dei possibili enti finanziatori per opere di definitiva sistemazione della principale condotta adduttrice, soggetta con un crescendo negli ultimi anni, ad interruzioni (e quindi a perdite e ulteriori disagi per gli utenti) per circa il 10 per cento delle ore di esercizio. Ancora ci si sarebbe aspettata una maggiore incisività di controllo da parte dell'EAS sui consumi nelle baraccopoli, in via di progressivo sfoltimento con l'andar degli anni e che invece denunciano un progressivo incremento di consumi. In altre parole, con una situazione di scarsa dotazione idrica e col personale disponibile, si ritiene che l'Ente avrebbe dovuto attivare una più accurata politica gestionale. Per quanto riguarda gli allacciamenti, se la mancata esecuzione può in molti casi imputarsi ad altre cause, è risultato che Salaparuta, in cui la rete interna a cura dell'Ispettorato è stata eseguita nel periodo 1972-77, la condotta di adduzione è stata realizzata dall'EAS nel 1980 e quindi il ritardo di tre anni è, almeno in questo caso da imputarsi all'EAS o a cattiva programmazione. Dalla documentazione acquisita emerge infine la possibile responsabilità di altri enti, se la situazione dell'approvvigionamento idrico della zona non si è potuta migliorare già prima. Il presidente dell'EAS ha accennato al rifiuto di qualche Comune di farsi direttamente carico del problema degli acquedotti interni ai vecchi centri ricorrendo a mutui che la Cassa depositi e prestiti offre per opere di investimento (caso del rifacimento della rete interna del vecchio centro di Salemi per il quale lo stesso EAS ha predisposto da tempo il progetto e che presenta una situazione critica per l'usura dell'attuale rete, con perdite addirittura del 50%). Analogamente è stato rimproverato a qualche Comune di non aver fatto predisporre le opere primarie di urbanizzazione per certe nuove zone di espansione, rendendo materialmente impossibile l'allacciamento delle nuove costruzioni. E' stato inoltre fatto rilevare che la stessa Regione non ha provveduto a costiture un apposito capitolo di bilancio per la costruzione di nuove reti idriche. Un giudizio su questi rilievi agli enti locali è in questa sede impossibile, non essendo note né la situazione effettiva di bilancio né le scelte prioritarie che gli enti stessi hanno dovuto fare; sembra, comunque, che una maggiore attenzione si sarebbe dovuta dedicare ad un problema di fondamentale importanza come quello dell'acqua, impegnando più attivamente volontà e risorse locali senza attendere tutto dal finanziamento dello Stato. 

In conclusione: 
— a carico dell'Ispettorato potrebbero configurarsi responsabilità in merito all'esecuzione non a regola d'arte delle reti idriche dei nuovi centri; 
— per l'EAS si deve rilevare una non sufficiente diligenza nell'amministrare un bene prezioso rappresentato dalla poca disponibilità idrica in quelle zone, nonché un certo atteggiamento passivo e fatalista nella gestione; 
— in linea generale si è messa in luce una carenza di coordinamento fra i vari enti preposti al problema idrico e negli stessi enti locali, che solo negli ultimissimi tempi sembra superata in un quadro di programmazione organica.

CAPITOLO IX 

LA FORNITURA DI ELETTRICITÀ' 

Indagini compiute dalla Commissione.  (330)

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