Estratti dalla
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE
D'INCHIESTA SULL'ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI PER LA RICOSTRUZIONE
E LA RIPRESA SOCIO - ECONOMICA DEI TERRITORI DELLA VALLE DEL BELICE
COLPITI DAI TERREMOTI DEL GENNAIO 1968
(Istituita con legge 30 marzo 1978, n. 96)
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CAPITOLO VIII
L'APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
Attività programmatola svolta per ovviare alle insufficienze delle fonti
di approvvigionamento.
Premesso che tale attività riguarda tre amministrazioni pubbliche
(il Provveditorato regionale alle opere pubbliche; la Cassa per il Mezzogiorno e l'Ente Acquedotti Siciliani), si può affermare che tutte e
tre le Amministrazioni, tenuto conto appunto della preesistenza di
uno strumento generale programmatorio quale il PRGA (piano regolatore degli acquedotti nazionali e quindi comprendente anche la Sicilia)
redatto dal Ministero dei lavori pubblici è reso obbligatorio e vincolante
per tutti gli interventi pubblici nel settore con decreto del Presidente
della Repubblica del 1963, hanno svolto un'attività indirizzata secondo
linee compatibili fra loro (del resto, ne fa fede il progetto generale dell'EAS per la « ristrutturazione dell'acquedotto Montescuro Ovest» per
la parte che riguarda gli interventi riparatori e migliorativi della funzionalità dell'acquedótto), inseguendo un duplice indirizzo:
a) incremento diretto delle risorse con la captazione di sórgenti
secondarie, con lavori di miglioramento delle captazioni in atto, con prelievi da falde mediante pozzi;
b) incremento indiretto mediante un migliòre coordinamento delle
utenze allacciate, sia con la costruzione di acquedotti esterni autònomi,
distaccando perciò l'allacciamento dal sistema acquedottistico principale
degli abitati alimentati direttamente dai nuovi acquedótti esterni (ad
esempio Menfi, Calatafimi, Campobello, Castelvetrano), sia migliorando
la rete primaria delle derivazioni con la costruzione anche di nuove diramatici.
In effetti tale attività, per quanto riguarda i tempi di attuazione che
sono medio-lunghi e perciò con risultati ancora da conseguire, può essere
meglio specificata nei riguardi delle tre amministrazioni.
Quanto al Provveditorato alle opere pubbliche, questo istituto, di
intesa con la Regione ed attravèrso i lavori di una Commissione di
esperti, sta provvedendo ad una revisione del PRGA, relativamente alla
Sicilia, approvato con decretò dèi Presidente dèlia Repubblica 3 agosto
Ì968, nel quadrò degli studi di aggiornaménto dei fabbisogni e delle fonti
di àpprowigiònamento, sulla base delle nuove esigenze rispondenti ai
bisógni dell'attuale livèllo di Vita civile e tenuto conto della legislazione
vigente per la tutela delle acque dall'inquinamento e per il piano regionale di risànaiiiento delle acque, coordinando, peraltro, i progetti di
òpere nel settore delle utilizzazioni delle acque sottoposti al suo esame,
nel quadro dèi nuovi orientamenti e delle nuove previsioni, laddove
definite.
Quanto alla Cassa per il Mezzogiorno, ha già definito e ha in
corso di graduale attuazione il progetto speciale n. 30 per l'uso intersettoriale delle acque (con impieghi potabili, irrigui, industriali), in
cui sono coinvòlte le utilizzazioni delle sorgenti di Palazzo Adriano, delle
falde sotterranee (pozzi Staglio da attuarsi in tempi brevi), delle acque
superficiali dell'invaso Garcia (8 milioni di me. annui per usi potabili)
con la costruzione di un impianto centralizzato di potabilizzazione da
realizzarsi in tempi medi, l'allacciamento del sistema integrato dell'ilivaso Fanaco all'acquedotto Montescuro Est, con possibilità di destinare
gli attuali corrispondenti deflussi all'alimentazione dell'acquedotto Montescuro Ovest e con previsione di attuazione in tempi medio brevi in
relazione alla necessità di una nuova regimazione dello stesso acquedotto
Montescuro Ovest.
Il programma Cassa per il Mezzogiorno, oltre ad indirizzarsi verso la utilizzazione di acque non sorgive, previ complessi e tecnologicamente avanzati processi di trattamento delle acque medesime, consente
anche di fare affidamento, sempre ai fini dell'approvvigionamento idropotabile delle zone terremotate di questa parte occidentale della Sicilia,
sulle disponibilità presenti in bacini con caratteristiche idrologiche diverse e, in definitiva, più favorevoli, per sottrarre le popolazioni del
Belice alle conseguenze inevitabili delle frequenti siccità.
Quanto all'EAS, la sua attività programmatoria non può che inserirsi nelle linee suindicate e perciò — oltre alla previsione, la più attuale,
di utilizzare le falde idriche sotterranee (pozzi Staglio) — esso rivolge
l'interesse della propria azione alla derivazione, peraltro temporanea,
di un certo quantitativo di acqua dall'invaso di Piana dei Leoni già in
esercizio e che consente un'alimentazione a gravità dell'acquedotto ed
infine, ma a tempi più lontani, alla derivazione dell'invaso Garcia, ancora
in costruzione e le cui acque, per essere immesse nel sistema acquedottistico, dovranno essere sollevate.
Anche l'EAS, infine, prevede l'adeguamento dell'acquedotto Montescuro Ovest alle nuove disponibilità idriche ed il suo esercizio ai nuovi
fabbisogni delle utenze, con un regime idoneo alla distribuzione di una
portata doppia di quella attuale (414.7 litri/secondo) e, conseguentemente, con indispensabili interventi di risanamento e di modifiche delle
reti esterne.
Quella domenica di cinquantatre anni faConsiderazioni finali. Il problema dell'approvvigionamento idrico dei Comuni colpiti dal
sisma del gennaio 1968 va necessariamente inquadrato in una situazione
di precarietà che riguarda tutta la Sicilia occidentale ed in generale la
intera Sicilia. Era carente già prima del sisma e solo da pòchi anni
si è posto in atto un coordinamento programmatorio da parte della
Cassa per il Mezzogiorno delle disponibilità idriche e degli interventi a
breve e mediò termine per soddisfare le esigenze delle popolazioni.
Per i Comuni colpiti dal sisma la situazione ha subito un repentino
e traumatico aggravamento sia per la necessità di provvedere alle misure
di emergenza per le baraccopoli sia per dotare di nuove reti distributive
e di rifornimento i nuovi insediamenti abitativi.
Nel settore dell'approvvigionamento idrico operarono e operano i
seguenti enti:
— Gli Uffici del Genio Civile delle provincie di Palermo, Agrigento
e Trapani che provvidero all'esecuzione dei provvedimenti di pronto
intervento ed alla eostruzione delle reti di distribuzione delle baraccopoli
negli anni 1968-1969 e 1970.
— L'Ispettorato generale per le zone colpite dai terremoti del gennaio 1968, che curò la progettazione ed esecuzione delle reti idriche
dei nuovi centri.
— L'Ente Acquedotti Siciliani che dopo aver curato i lavori di
ripristino e manutenzione della condotta di adduzione, la costruzione di
nuove condotte di diramazioni e di lavori integrativi, ha preso in consegna
le nuove reti, sovrintende alla distribuzione e provvede alla manutenzione
degli acquedotti.
Dalla documentazione in possesso della Commissione si deducono le
seguenti osservazioni:
— Gli interventi degli Uffici del Genio Civile sembrano essere
stati tempestivi e congrui relativamente ai costi. Furono usati materiali
« al limite di accettabilità » ma sufficientemente idonei per la previsione
di breve impiego (sono invece tuttora in esercizio nelle baraccopoli con
gli inconvenienti di perdite e di onerosa manutenzione che si possono
facilmente immaginare).
— Per quanto riguarda l'opera dell'Ispettorato, c'è da rilevare:
a) che non risultano essere stati fatti i collaudi delle reti progettate ed eseguite (forse per la mancanza di acqua nelle tubazioni dato
che l'allacciamento è avvenuto in molti casi qualche anno dopo l'ultimazione dei lavori);
b) che in qualche caso (ad esempio Gibellina dove la rete del nuovo
centro è costata 398.869.380 lire) si sono evidenziati difetti eclatanti;
e) che all'EAS, che ha preso in consegna provvisoria le reti idriche nuove e i serbatoi, ed a cui era demandata la manutenzione non sono
state consegnate le relative planimetrie né i documenti di collaudo.
— Per quanto riguarda l'EAS è stato accertato che:
È suo compito istituzionale costruire ed ammodernare sia le reti
interne ed esterne sia quelle in gestione.
Come lavori nuovi l'EAS, nel periodo in esame (dal 1968 al 1980), si è
limitato a ben poco, in mancanza di finanziamenti (nonostante le richieste
fatte ed una notevole mole di progettazioni) e con una cronica situazione
deficitaria aggravata anche da un conflitto di competenze fra Stato e Regione (ma con un organico di 1.050 addetti). Si è limitato ai compiti di
manutenzione delle condotte adduttrici e delle reti vecchie (in condizioni
talvolta di estrema precarietà) e nuove (prese in consegna provvisoriamente senza che ne sia stata accertata la buona esecuzione), nonché al
compito di distribuzione dell'acqua disponibile, con turni ed orari di
erogazione estremamente ridotti.
A tale proposito si può osservare che, pur essendo la dotazione
idrica media delle sorgenti decisamente scarsa rispetto alle moderne
esigenze (1.441/secondo contro almeno i 2.001/secondo necessari) ed
altrettanto deficiente la capacità di accumulazione dei vari serbatoi, con
un più accurato sistema di gestione da parte dell'EAS si sarebbero potuti
eliminare gli inconvenienti più gravi nella distribuzione (turni ogni 15
giorni!). Analogamente ci si sarebbe aspettato da parte dell'EAS un
maggiore impegno di attivazione nei confronti dei possibili enti finanziatori per opere di definitiva sistemazione della principale condotta adduttrice, soggetta con un crescendo negli ultimi anni, ad interruzioni
(e quindi a perdite e ulteriori disagi per gli utenti) per circa il 10 per cento
delle ore di esercizio. Ancora ci si sarebbe aspettata una maggiore incisività di controllo da parte dell'EAS sui consumi nelle baraccopoli, in via
di progressivo sfoltimento con l'andar degli anni e che invece denunciano un progressivo incremento di consumi. In altre parole, con una
situazione di scarsa dotazione idrica e col personale disponibile, si ritiene
che l'Ente avrebbe dovuto attivare una più accurata politica gestionale.
Per quanto riguarda gli allacciamenti, se la mancata esecuzione può
in molti casi imputarsi ad altre cause, è risultato che Salaparuta, in cui
la rete interna a cura dell'Ispettorato è stata eseguita nel periodo 1972-77,
la condotta di adduzione è stata realizzata dall'EAS nel 1980 e quindi il
ritardo di tre anni è, almeno in questo caso da imputarsi all'EAS o a
cattiva programmazione.
Dalla documentazione acquisita emerge infine la possibile responsabilità di altri enti, se la situazione dell'approvvigionamento idrico della
zona non si è potuta migliorare già prima. Il presidente dell'EAS ha
accennato al rifiuto di qualche Comune di farsi direttamente carico del
problema degli acquedotti interni ai vecchi centri ricorrendo a mutui
che la Cassa depositi e prestiti offre per opere di investimento (caso del
rifacimento della rete interna del vecchio centro di Salemi per il quale lo
stesso EAS ha predisposto da tempo il progetto e che presenta una situazione critica per l'usura dell'attuale rete, con perdite addirittura del
50%). Analogamente è stato rimproverato a qualche Comune di non aver
fatto predisporre le opere primarie di urbanizzazione per certe nuove
zone di espansione, rendendo materialmente impossibile l'allacciamento
delle nuove costruzioni.
E' stato inoltre fatto rilevare che la stessa Regione non ha provveduto a costiture un apposito capitolo di bilancio per la costruzione di
nuove reti idriche.
Un giudizio su questi rilievi agli enti locali è in questa sede impossibile, non essendo note né la situazione effettiva di bilancio né le scelte
prioritarie che gli enti stessi hanno dovuto fare; sembra, comunque, che
una maggiore attenzione si sarebbe dovuta dedicare ad un problema di
fondamentale importanza come quello dell'acqua, impegnando più attivamente volontà e risorse locali senza attendere tutto dal finanziamento
dello Stato.
In conclusione:
— a carico dell'Ispettorato potrebbero configurarsi responsabilità
in merito all'esecuzione non a regola d'arte delle reti idriche dei nuovi
centri;
— per l'EAS si deve rilevare una non sufficiente diligenza nell'amministrare un bene prezioso rappresentato dalla poca disponibilità
idrica in quelle zone, nonché un certo atteggiamento passivo e fatalista
nella gestione;
— in linea generale si è messa in luce una carenza di coordinamento fra i vari enti preposti al problema idrico e negli stessi enti locali,
che solo negli ultimissimi tempi sembra superata in un quadro di programmazione organica.
CAPITOLO IX
LA FORNITURA DI ELETTRICITÀ'
Indagini compiute dalla Commissione. (330)
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