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domenica 12 settembre 2021

14 Settembre. La Croce e i dibattiti storico-culturali dei nostri giorni (1)

 La festa della "Esaltazione della Croce" in Medio Oriente è paragonata a quella della Pasqua, si collega alla dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul Sepolcro di Cristo e in ricordo del ritrovamento della Croce di Gesù da parte di sant'Elena, madre dell’imperatore Costantino, avvenuto, secondo la tradizione, il 14 settembre del 320

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 Gustavo Zagrebelsky è un famoso giurista e accademico italiano, giudice costituzionale dal 1995 al 2004 e presidente della Corte costituzionale nel 2004. Anni addietro egli ha curato la prefazione ad un interessantissimo libro scritto da un ebreo e che quindi riporta il punto di vista ebraico circa il processo e la messa a morte del nazareno Gesù. Il libro -il cui autore è Chaim Cohn: Processo e morte di Gesù, ed. Einaudi- è di grande interesse per chi intende conoscere le problematiche e le vicende storico-giuridiche-religiose ed etniche dei popoli.

  Nel giorno in cui il mondo dei cristiani ricorderà -il 14 Settembre- la "Croce", o meglio l'esaltazione della Croce su cui morì affisso il nazareno, riteniamo utile riportare il punto di vista ebraico circa quella condanna alla crocifissione. Si tratta in verità di riportare la sintesi della prefazione al libro di Cohn scritta da Gustavo Zagrebelsky, giudice costituzionale, circa il processo e la condanna a morte dell'ebreo Gesù nel periodo in cui la Giudea fu governata dai romani. Quella morte la vollero i romani, nella persona di Pilato, oppure gli ebrei attraverso l'organo sacerdotale del Sinedrio?

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Premessa al libro dell'autore: 

Chaim Cohn

  Quando nel 1949, fondato lo Stato d'Israele, fu istituito il suo tribunale supremo, giunsero delle petizioni con le quali lo si invitava pressantemente a prendere di nuovo in considerazione, quale sua prima attività, il processo di Gesù Cristo, per chiarire il tragico errore giudiziario che il nostro "diretto predecessore", il sinedrio, avrebbe perpetrato nei suoi confronti. Queste petizioni, ampiamente documentate, arrivavano da tutto il mondo, principalmente da pastori protestanti. Il presidente del Tribunale, Moshe Smoira sapeva che io -procuratore generale fresco di nomina- mi dedicavo di buona voglia agli studi di diritto ebraico e romano antico. Mi chiese di occuparmi di quei documenti per dare atto in suo nome della loro ricezione e per scusare il tribunale del fatto che, per mancanza di basi legali, non poteva purtroppo dare avvio a una tale revisione. Io non solo scrissi le lettere ma mi immersi subito nella problematica che esse sollevavano, restandone sempre più affascinato. Mi occorsero quasi vent'anni di intenso lavoro serale e notturno perchè potessi esporre la prima volta le mie tesi sulla revisione del processo di Gesù, durante una celebrazione in memoria di Moshe Smoira.

  All'edizione ebraica, uscita nel 1968, seguì, tre anni dopo, molto ampliata, quella inglese, più volte ristampata e tradotta in cinque lingue. La presente versione italiana, compiuta con grande erudizione a partire dall'edizione tedesca, è opera del professor Gustavo Zagrebelsky, giudice della Corte Costituzionale, al quale esprimo la mia profonda riconoscenza per l'impegno e la precisione con cui ha svolto il lavoro.

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Chaim Cohn

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Riservandoci di riporttare alcuni stralci della Prefazione del prof. Gustavo Zagrebelsky, qui di seguito  riportiamo piuttosto lo stracio di copertina, a sua firma, che gia' da' il senso di quello che è ed intende essere il voluminoso ed interessante libro di Cohn. Un punto di vista ebraico su un evento che ha ormai segnato il corso di due millenni della Storia umana.

Secondo l'idea che l'ortodossia cristiana ha accolto, Gesù di Nazareth fu condannato a morte e crocifisso dal governatore romano della Giudea che, tuttavia, era convinto della sua innocenza: il suo regno non era di questo mondo e il crimen laesae maiestatis non poteva riguardare le sue rivendicazioni messianiche. Egli agì in stato di necessità, sotto le pressioni del sinedrio che aveva organizzato un complotto contro Gesù e aizzato il popolo per farlo morire. L'autorità romana fu il braccio secolare dell'autorità ebraica.

L'analisi puntigliosa e spregiudicata delle fonti, esito di decenni di ricerche, conduce Chaim Cohn a conclusioni del tutto diverse: la morte di Gesù fu responsabilità esclusiva dei romani che lo condannarono per sedizione; gli ebrei non svolsero nè avrebbero potuto svolgere parte alcuna nel processo romano, nè per accusare Gesù nè per costringere Pilato a condannarlo; la seduta notturna del sinedrio fu determinata da un intento del tutto diverso da quello di ottenerne la morte. Solo nei decenni successivi gli avvenimenti, in una situazione politica diversa, la vicenda venne ricostruita e narrata nei Vangeli in modo tale che Pilato potesse essere assolto, trasferendone la responsabilità sugli ebrei.

Questa tesi storiografica si colloca in una revisione del destino di Gesù che ha profonde implicazioni teologiche: considerando la sua morte innanzitutto come una tragedia ebraica, perchè "Gesù era un ebreo che, a Gerusalemme, col suo popolo visse, insegno', combattè e morì", Cohn partecipa a quello che è ormai un importante tentativo a più voci di comprendere la figura di Gesù e la sua vicenda nell'ambito proprio della storia politica e religiosa ebraica: dopo duemila anni di Gesù-cristiano, una storia di Gesù-ebreo, figlio legittimo del popolo d'Israele.

Gustavo Zagrebelsky

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