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martedì 21 settembre 2021

21 Settembre 1990

 Sulla stessa strada Calyanissetta-Porto Empedocle su cui era stato ucciso col figlio Stefano il giudice Antonino Saetta, viene ucciso il 21 Settembre 1990 il giudice Rosario Levatino. Un testimone assiste al massacro e aiuta la Polizia a ritrovare gli assassini.

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Sfogliando un libro di Enzo Biagi (grande giornalista, scrittore, conduttore televisivo e partigiano) la Mafia è "L'Unione segreta di persone di ogni grado e di ogni specie che si danno aiuto nei reciproci interessi senza rispetto della legge e della morale". In un altro passaggio scrive  " è un bussiness come un altro, con la differenza che ogni tanto spara". Biagi continuava ancora asserendo che la Mafia possiede (o, ci auguriamo, possedeva) il vero potere e lo dimostrava. Negli anni Novanta del Novecento colpiva quando e come voleva possedendo sia i timers che l'esplosivo.

In quegli anni Ottanta/Novanta del Novecento, anni terribili, la Mafia abbatteva politici che violavano i patti precedentemente assunti con essa e sempre in quegli anni l'elettorato siciliano (in particolare) ad ogni consultazione ondeggiava fra un partito, da una lista all'altra, come assecondando indicazioni che arrivavano da chissà dove. Segno che gli ordini ed i voti della mafia si spostava da una parte all'altra. Non c'era solo il bubone della Mafia ma pure la società più vasta ne era condizionata.

Chi si propose finalmente di combattere la Mafia seriamente furono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Essi sapevano che in quella Sicilia di allora non esisteva bunker, scorta o altro che li potessero protegere. Rischiarono l'impossibile quasi nell'intento di sfatare la visione di Leonardo Sciascia che contro la Mafia aveva intravisto dei "quaquaraquà", gente senza spina dorsale. Ed invece Falcone e Borsellino pensarono, decisero e agirono con intelligenza e serietà. Pure i giudici Saetta e Levatino contro la Mafia pensarono, decisero ed agirono. Ma in tutti questi casi e purtroppo in tantissimi altri lo Stato non li seppe protegere.

A noi resta da augurarci che quella terribile stagione, che vedeva apparati pubblici infiltrati, sia definitivamente superata. E resta inoltre da additare quali "eroi" i tantissimi che, per salvare la dignità dello Stato, hanno perso la vita.

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