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martedì 14 settembre 2021

Patrick Zaki. L'Italia, paese presso cui studiava, è chiamata a tutelare i diritti umani

Un percorso utile può essere quello di concedere la

cittadinanza italiana

Nel pomeriggio di oggi 14 settembre, dopo 19 mesi di custodia cautelare, iinizierà il processo contro Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna a cui la magistratura del suo paese contesta uno scritto del 2019 in difesa della minoranza copta. I copti sono discendenti diretti degli storici egiziani dell'antichità, anteriori quindi all'invasione arabo-mussulmana e sono di religiosità cristianto-orientali.

La vicenda di Patrick è seguita dall'opinione pubblica europea e soprattutto da  Amnesty International. L’accusa che grava sul suo conto è quella di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” sulla base di un articolo pubblicato due anni fa. Reato per il quale Zaki rischia una multa o una pena fino a 5 anni di carcere. 

 Nell'ordinamento giuridico egiziano le sentenze del Tribunale per la sicurezza dello Stato sono inappellabili  

Da qualche anno Zaki era arrivato in Italia per seguire un master sugli Studi di genere presso l’Università di Bologna. 

In uno scritto del 2019 Patrick avrebbe preso le difese della minoranza copta perseguitata nell'odierno Egitto, ha riferito il portavoce di Amnesty. Fino ad oggi, le accuse a suo carico erano basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano non gestiti da lui. I capi d’accusa contro di lui -nella fase iniziale della detenzione- andavano dalla diffusione di notizie false, all’incitamento alla violenza; dal tentativo di rovesciare il regime, all’uso dei social media per danneggiare la sicurezza nazionale; dalla propaganda per i gruppi terroristici, all’uso della violenza. Durante le udienze scorse, Zaki ha più volte sottolineato di non aver mai scritto i post per i quali le autorità egiziane lo accusavano di propaganda sovversiva. 

La sorte dello studente egiziano ha toccato nel profondo gran parte dell’opinione pubblica italiana, ancora colpita dalla storia del ricercatore triestino Giulio Regeni, trovato privo di vita in Egitto nel febbraio del 2016. 

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