Un percorso utile può essere quello di concedere la
cittadinanza italiana
Nel pomeriggio di oggi 14 settembre, dopo 19 mesi di custodia cautelare, iinizierà il processo contro Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna a cui la magistratura del suo paese contesta uno scritto del 2019 in difesa della minoranza copta. I copti sono discendenti diretti degli storici egiziani dell'antichità, anteriori quindi all'invasione arabo-mussulmana e sono di religiosità cristianto-orientali.
Nell'ordinamento giuridico
egiziano le sentenze del Tribunale per la sicurezza dello Stato sono
inappellabili
Da qualche anno Zaki era arrivato in
Italia per seguire un master sugli Studi di genere presso l’Università di
Bologna.
In uno scritto del 2019 Patrick avrebbe
preso le difese della minoranza copta perseguitata nell'odierno Egitto, ha riferito il
portavoce di Amnesty. Fino ad oggi, le accuse a suo carico erano basate su
dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano non gestiti da
lui. I capi d’accusa contro di lui -nella fase iniziale della detenzione- andavano dalla diffusione di
notizie false, all’incitamento alla violenza; dal tentativo di rovesciare il
regime, all’uso dei social media per danneggiare la sicurezza nazionale; dalla
propaganda per i gruppi terroristici, all’uso della violenza. Durante le
udienze scorse, Zaki ha più volte sottolineato di non aver mai scritto
i post per i quali le autorità egiziane lo accusavano di propaganda
sovversiva.
La sorte dello studente egiziano ha toccato nel profondo gran parte dell’opinione pubblica italiana, ancora colpita dalla storia del ricercatore triestino Giulio Regeni, trovato privo di vita in Egitto nel febbraio del 2016.
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