La vicenda afhgana, la sottomissione in tutto il Medio Oriente della metà (quella femminile) dell'umanita' all'altra metà, quella maschile, ci fa ricordare, assieme alle mille altre ingiustizie giornaliere del mondo da un capo all'altro, una paginetta di Edgar Morin, filosofo e sociologo francese sulla realtà del mondo entro cui e su cui in 8 miliardi di esseri umani viviamo: "siamo nati nella crudeltà, ed è il prezzo ineliminabile della vita umana".
Ancora: "Nell'uomo convivono la crudeltà e la bontà del mondo: così il Vangelo del perdersi da' vita all'etica della solidarietà, che è l'etica della resistenza all'immensa crudeltà del mondo. Il suo eccesso nutre, per saturazione, l'egoismo, il disincanto (...). Così, la tecnica e la burocrazia producono una umanità di ghiaccio, meccanica, disintegrando con le aride misure quantitative le realtà vissute dagli esseri pensanti, in carne ed ossa" .
Ho ripescato questa pagina dell'intellettuale francese che risale ad oltre un decennio fa. Nulla a che fare con i talebani e tuttavia pone in evidenza la struttura umana del mondo, da Caino ed Abele in poi.
Ci proponiamo di proseguire su questo filone di riflessioni sulla natura dell'uomo e sulla crescita in umanità e in apertura verso l'altro di chi alcune migliaia di anni fa viveva nelle caverne. Senza tuttavia voler evidenziare supremazia di tipo etnico, religiose o culturali. Gli europei coi campi di sterminio ai danni degli ebrei -appena poco più di mezzo secolo fa- mostrarono maggiore ferocia dei Talebani, infatti.
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