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giovedì 9 febbraio 2023

Uomini e Storia. Pavel Florenskij (6)

 Un punto fermo nel pensiero di Florenskij:

tutto è connesso

In molti ambienti culturali occidentali l'opera di Pavel Florenskij, definito il Leonardo da Vinci della Russia, non sempre si riesce ad inquadrarla in schemi disciplinari definiti dal momento che il suo pensiero tende sempre a stare sul confine, alle soglie tra diversi saperi. Oltrepassa sempre ogni steccato dello scibile che si tratti del campo scientifico o di quello diversamente culturale. In tutto ciò non esiste in lui eccentricità, o sicretismi. Egli punta a penetrare le fibbre vive, attual+i delle cultura e della scienza in vista, per raggiungere il traguardo della concezione integrale della conoscenza. Traguardo che in vita egli ritenne raggiungibile (e comunque perseguibile).

Lungo la prospettiva immaginata, egli dispiega nei suoi saggi una interpretazione della cultura che tanti ambienti, ai nostri giorni, continuano a sviluppare. Il punto di partenza della sua visione è che la cultura ha la sua fonte generatrice nel culto e sta, alle origini, in stretta relazione con la natura (forza creativa) e con la Liturgia (bellezza).

Nell'ordito che egli sviluppa in migliaia di scritti, anche con procedimenti matematici, vita e pensiero, fede e ragione, cristianesimo e cultura, invenzione scientifica e creazione artistica costituiscono una unica realtà, una totalità organica. Da questi presupposti, in ogni parte del mondo fioriscono diversificate prospettive di ricerca al fine di arrivare a cogliere la visione integrale del mondo, le interazioni tra i diversi ambiti disciplinari ed arrivare ad intravedere l'unità della conoscenza, al di là delle specifiche aree di ricerca.

Florenskij, a causa del suo "sapere", che creava imbarazzo al totalitarismo sovietico dei suoi giorni, fu inghiottito assieme alla sua opera dalla brutalità umana, la stessa che ciclicamente continua a spuntare ora qua ed ora là, anche ai nostri giorni ed in più punti della Terra.

(Segue)


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