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lunedì 13 febbraio 2023

Il Cinquecento e il Feudalesimo. La Sicilia baronale

La baronia cinquecentesca è quella

ispanica, insediatasi nel dopo Vespri Siciliani

  Abbiamo nella precedente pagina riportato la mappatura, più o meno completa, della Sicilia trecentesca affidata ai baroni, quella del dopo Vespro Siciliano. 


Gli storici sul baronaggio della Sicilia si sono quasi sempre espressi negativamente, addebitandogli tutti i mali possibili, dalla mancata affermazione di un'etica pubblica al mancato sviluppo del senso di cittadinanza collettivo.

  In realtà gli studi più recenti, i corsi universitari, ammettono che il giudizio non può essere espresso una volta per tutti e per tutti i baroni. Sicuramente il regime baronale non può essere giudicato con metri del terzo millennio: quello era un regime lontanissimo dallo stato di diritto, che in Italia stiamo assaporando solamente dal secondo dopo guerra, in regime costituzionale repubblicano.

  Più o meno tutti i baroni in qualche modo gestivano il divenire sui loro territori a furia di prepotenze nei confronti delle masse sottomesse e a furia di usurpazione dei ruoli e dei poteri del Viceregno dell'Isola. Ma,  con tutto ciò non tutti i baroni erano omogenei nei loro comportamenti sul territorio.

   Abbiamo già riferito che la gran parte dei baroni arrivarono sull'Isola nel dopo Vespro Siciliano dalla Spagna, e loro primo fine fu di eliminare, cancellare il precedente baronaggio normanno-svevo-angioino. Tutti i testi di Storia mettono in risalto come nel dopo Vespro chi non si trovò ad essere d'accordo con gli Aragonesi -come Alaimo da Lentini- venne ben presto eliminato. Quello fu infatti il tempo di intromissione nelle vicende siciliane della componente ispanica.

(Segue)

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