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martedì 21 febbraio 2023

Bonaccini-Schlein. A Sinistra si cerca una identità

Essere riformisti in Italia 

non è mai stato facile

 Non sappiamo quanti fra i nostri lettori sono interesati a recarsi ai gazebo, domenica prossima, per scegliere il nuovo segretario del Pd. Fra i due candidati le differenze ci sono, e sotto taluni aspetti sono profonde, al punto da dubitare che possano convivere nello stesso partito.

 Da una parte c'è un riformista, Stefano Bonaccini, dall'altra una movimentista, Elly Schlein. In  politica estera tutti e due sostengono l’Ucraina contro l’invasione russa, ma per Schlein non si arriva alla pace solo con le armi, per Bonaccini il conflitto si ferma obbligando Putin alla marcia indietro. E non si tratta di differenza da nulla.

 Sono pure evidenti le posizioni sul lavoro, sul reddito di cittadinanza, sui diritti civili, sui migranti. Su quest'ultimo punto Bonaccini non ha voluto dirsi esplicitamente contrario al sostegno italiano ai pattugliamenti della guardia costiera libica. 

Nel giudizio su Giorgia Meloni, entrambi sono prudenti e nessuno si sbilancia: il governo è pessimo per l’una e per l’altro. 

 Le primarie di domenica saranno indicativa sul tipo di opposizione al governo che avrà il Paese. Se ai gazebo andranno molto meno di un milione di persone non sarà un bel segnale. La vittoria di misura di uno dei due porterà probabilmente a riproporre le divisioni che già conosciamo da tempo all'interno del Partito democratico, fin dalla sua nascita. Un’affermazione nettadi uno dei due permetterà, forse, in teoria, una maggiore unità, visto che l’impressione l'ipotesi scissionistica sembra allontanarsi. Però tanti giornali, riferiscono che l'eventuale ingresso in gioco, di un D'Alema, non sarà portatore di acque tranquille.

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