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venerdì 10 febbraio 2023

Il Cinquecento e il Feudalesimo. La Sicilia baronale

Ci proponiamo di sviluppare una mappatura (tendenzialmente completa) della realtà del mondo feudale siciliano. 

Iniziamo da dopo il movimento del Vespro Siciliano.

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 Breve mappa della realtà feudale

Gran parte dei feudatari erano arrivati dalla Spagna

Nell'età di Federico III d'Aragona (1296-1337):

Lancia tenevano Caltanissetta e altri 11 feudi in Val di Noto, 4 feudi in Val Demone e altrettanti in Val di Mazara.

I Moncada erano signori di Augusta e di altri cinque feudi in Val di Noto, più Bivona in Val di Mazara.

I Tasgliavia avevano Castelvetrano, Ravanusa e Giardinello, in Val di Mazara.

Gli Aragona facevano centro a Cammarata.

I Barresi a Caltabellotta.

I Graffeo a Partanna.

 E non tarderanno ad insediarsi altre famiglie trapiantate in Sicilia:

Gli Alagona

Raimondo Peralta (Conte di Caltabellotta dal  1338, la cui famiglia si estese su la Val di Mazara, compresa l'area costiera di Castellamare del Golfo.

Rappresentanti dell'aristocrazia isolana erano:

I Chiaramonte, che tenevano la Contea di Modica, con Scicli e Chiaramonte, in Val di Noto e poi Caccamo, Racalmuto, Siculiana e Favara, in Val di Mazara.

I Ventimiglia, tenevano quasi per intero tutte le Madonie, da Geraci a Gangi, San Mauro, TusaCaronia, Gratteri, Montemaggiore, le due Petralie per citare solo mi centri maggiori.

 Attorno a questo mondo ruotava un ulteriore mondo di baroni minori ma irrequieti che alimentava e viveva di antagonismi fra le grandi famiglie.

 Vedremo in prosieguo di approfondire.

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