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domenica 12 febbraio 2023

Nostri giorni. Fotografiamo il mondo in cui viviamo

  Taluni, la popolazione più anziana, ritengono che stiamo vivendo un tempo dominato dalla paura. Altri, in prelavenza i più giovani ed i più scolarizzati, invece ritengono che il nostro tempo è figlio dell'ignoranza che ci induce ad iummaginare che l'intero mondo è dominato dal caos. Tutto sarebbe come sempre.

  La verità è che col crollo del muro di Berlino si era aperta la corsa alla globalizzazione che costituì, già da subito, per tanti paesi una sorta di incubo. Per trattegiare quel clima dobbiamo ricordare a grandi linee cosa significò l'abassarsi di tante barriere ai confini degli stati: robot che sostituivano operai, stabilimenti che dall'Italia si trasferivano in Serbia, in Romania e addirittura in Cina. In quel clima iniziarono le crisi finanziarie a ripetizione, le ondate di immigrati che premevano ai confini e pure -qua e là- attentati terroristici.

  Cosa è cambiato, più estesamente nel mondo ?

Cosa fare per
promuovere la pace
e salvare il pianetà?


  L'instabilità e il clima di tensione in realtà cominciò ancora prima del crollo del muro (1989). Per gli economisti, piuttosto che per i politici, la situazione entro cui ancora ci troviamo cominciò nei primi anni '70 del Novecento quandò la Finanza prese il predomionio sulla produzione (sull'economia reale). Per certi ambienti di "potere" il mondo è entrato in squilibrio con la graduale perdita di ruolo delle grandi potenze e con la contemporanea uscita dal sottosviluppo di alcuni paesi soprattutto dell'area asiatica. Si parlò di globalizzazione che cominciò a fare paura a taluni ambienti della società di ovunque. Facevano paura milioni di migranti che si spostavano, capitali che si muovevano pigiando un clik, merci che arrivavano da un punto all'altro del pianeta. C'erano (e ci sono) paesi che hanno saputo guidare il processo innovativo e ci sono stati paesi che hanno avuto timori e si sono affidati ai nazionalismi.

 Non servono le esibizioni di armi, atomiche e supewratomiche nel contesto in cui viviamo i nostri giorni. Servono politici che abbiano visioni al livello planetario, che sappiano smontare i nazionalismi che oggi come oggi hanno pericolosi paladini in Russia, sappiano gestire le sfide nella finanza (che ormai domina sulla politica), sappiano affrontare povertà ed ineguaglianze del mondo e si accorgano dei rischi che i cambiamenti climatici -se non corretti- arrecheranno da adesso a non molto oltre all'intero pianeta.

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