Curiosità del tempo andato
Nel periodo feudale l'autorità secolare (monarchia, baronia etc.) ha devoluto pure alla Chiesa, in concorso con essa la sorveglianza sul gioco che generalmente avveniva nelle taverne, nei fondaci ed altri luoghi, ciò perchè ritenuti luoghi di perdizione.
"Coloro che giocano a dadi e passano il tempo a giocare e non hanno altra occupazione per vivere: i tavernari e coloro che tengono baratteria, debbonsi avere per infami, incapaci a testimoniare e a coprire cariche pubbliche. I giudici e gli avvocati che conducessero vita tanto sordida, siano rimossi dall'ufficio. Anche ai militi che fossero ridotti a vita si vile, sia impedito sempre di testimoniare o godere di quelle forme di giudizio che sono concesse ai militari".
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La disposizione sopra riportata era comunque già vigente in Sicilia dall'inizio del medioevo; la si ritrova in tutti i paesi del bacino Mediterraneo europeo ed è interessante come i giuristi applicavano una distinzione tra il gioco d’ingegno, che era consentito, e quello di fortuna, implicante scommesse, che era proibito.
Nelle Costituzioni di Melfi, emanate nel 1231, l’imperatore Federico II aveva addirittura dichiarato infami coloro che giocavano denaro ai dadi e quelli che vivevano del gioco altrui, cioè i barattieri.
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