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martedì 23 agosto 2022

Ambientalismo e stili di vita. Il mondo che cambia sotto i nostri occhi (12)

Garantire una vita dignitosa per tutti in un mondo

sovraffollato 

L'estensione dello stile di vita delle società consumistiche occidentali al resto del mondo sembrerebbe -in apparenza- fattibile e ovviamente auspicabile per poter dire che il "progresso" ed il "benessere" non riguarda solamente una parte del pianeta. Ma l'interrogativo immediato è: il pianeta è in condizione di sopportare il modello di crescita occidentale?

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Da quando gli uomini hanno iniziato a dedicarsi all'agricoltura (millenni fa) l'incremento demografico, rispetto a prima è stato impressionante.  Anteriormente il pianeta era abitato da pochi milioni di individui, ancor meno di quanti sono le dita di una mano. Prima della scoperta del sistema di coltivazione agricola gli uomini vivevano di caccia, e capitava che ad essere cacciati -a volte- fossero gli stessi uomini. La coltivazione del cibo permise all'umanità di -seppure lentamente- di aumentare.

All'inizio della "rivoluzione Industriale" (tra il 1760/80 e il 1830) la popolazione mondiale non raggiungeva il miliardo di unità. Negli ultimi 60/65 anni la popolazione mondiale si è molto più che triplicata. Per alcuni decenni il tasso di crescita annuo è stato del 2%, un tasso assolutamente insostenibile e molti paesi hanno avviato un controllo sulle nascite ed oggi, tuttavia, il pianeta viaggio oltre gli 8miliardi di individui.

E' immaginabile che la popolazione mondiale continuerà a crescere ancora per decenni. L'Onu immagina che già in questo secolo saranno  superati i 9miliardi di individui, nonostante il controllo delle nascite vigente in più paesi.

I numeri ora ricordati hanno carattere globale e prescindono dalle realtà varie che esistono da paese a paese. La stranezza è che il tasso di natalità crolla nei paesi "ricchi", preoccupati di non poter garantire benessere per tutti ed invece galoppa nei paesi poveri e poverissimi dove del benessere non si ha alcuna cognizione.

Un testo che gli studenti di economia cominciano a conoscere nei primi giorni di lezione universitaria è quello di Robert Malthus (1766-1834) "Saggio sul principio della popolazione". Egli manifestava la preoccupazione di una tendenza naturale alla crescita naturale esponenziale. Predisse che a causa della tensione tra la crescita demografica e le risorse limitate (di quel tempo) avrebbe portato l'umanità all'indigenza. Quell'analisi ovviamente sappiamo che si è rivelata errata, Oggi, però, a far invertire il grafico della crescita demografica non è la miseria, o la carenza di cibo,  bensì la ridotta mortalità "transizione demografica" che oltre a contribuire all'aumento della popolazione produce -appunto- il crollo della natalità; circostanza che annulla, nei paesi avanzati, l'aumento demografico.

In verità in molti paesi che stanno da decenni puntando allo sviluppo economico, vedi la Cina, esistono misure coercitive finalizzate ad avere "un solo figlio unico".

Gli esperti della demografia comunque assicurano che l'attuale decremento delle popolazioni non è dovuto alle misure coercitive di alcuni governi, ma per scelta libera sulla fecondità, attribuita anche alla accresciuta scolarità e libera scelta delle donne.

(Segue)

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