L'età più antica su cui l'Archeologia riesce
a dire qualcosa
L'archeologia, come la intendiamo ai nostri giorni, comincia con la comparsa (il rinvenimento) dei primi manufatti umani. Strumenti prodotti in tempi lontanissimi scheggiando alcune specifiche pietre (fratturazione di tipo concoide). Da esse si ottengono bordi sottili e taglienti che gli antenati usavano staccare dai nuclei della pietra assestando opportuni colpi (=percussione litica).
I più antichi reperti litici provengono dalla Rift Valley (Africa Orientale) e risalgono a 2,6. 2,5 milioni di anni fa. Consistono in schegge che non sono state ritoccate nella forma e da come sono stati staccati dal nucleo della pietra di origine. Con quelle semplici schegge quegli "antenati" (umanoidi) riuscirono ad accedere alle risorse nutrizionali (carni animali, staccate dall'epidermide, tagliate e aperte).
L'archeologia oltre a rappresentaci gli "ominidi" dediti alla caccia ci rappresenta che costoro più costantemente erano dediti alle risorse vegetali arricchite dall'apporto delle proteine originate da insetti e piccole prede.
Ricerche condotte in Sudafrica conducono ad asserire che con frammenti di osso si estraevano termiti (piccoli insetti) dai termitai per essere regolarmente mangiati. Poteva capitare che gruppetti di "antenati" si imbattessero in carcasse di grossi animali già morti, in questi casi, sempre gli archeologi rinvengono -in aree particolarmente individuate- numerosi manufatti litici, schegge prodotte sul luogo per cibarsi di quei resti.
Non tutti gli ominidi erano tuttavia in condizione di iniziare l'uso di attrezzi, sia pure in pietra. La scienza archeologica individua come iniziale gruppo di umanoidi che comincia ad attivarsi gli "australopitechi", coloro che diedero origine all'Homo abilis.
(Segue)
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