Contessa Entellina
25) La solidarietà, non è un “affare”.
Mi capita di leggere che in Italia i “volontari”, ossia la gente che liberamente da sempre si mettono a disposizione per svolgere servizi che consentono ad una comunità di essere tale e di prosperare anziché di ridursi ad un insieme di individui isolati sono in netto calo. Rispetto a dieci anni fa l’incidenza dei volontari sul totale della popolazione (di età superiore ai 10 anni) ha avuto un calo del 3,6%.
La partecipazione, l’impegno gratuito e sociale, nelle associazioni, negli organismi cooperativi, religiosi, sindacali, culturali e persino partitici presenta una frattura territoriale: al Nord quella complessiva è dell’11,9%, al Centro scende all’8,8% e al Sud si dimezza toccando appena il 5,5%» (Putnam, famoso filosofo internazionale, in maniera cruda scrive, a proposito di partecipazione democratica, che in regioni come la Calabria e la Sicilia «dal punto di vista degli abitanti, gli affari pubblici sono una faccenda di qualcun altro - de “I notabili, "i boss", "i politici" - non loro»).
Cosa dice l’Istat sulla gente che si occupa, volontariamente, dell’impegno sociale? «L’identikit del volontario tipo vede ancora una presenza considerevole di laureati e adulti: si tratta delle categorie storicamente più attive. Tra i laureati il 10,3% partecipa al volontariato organizzato e il 7,9% all’aiuto diretto. Sono soprattutto over 45 e pensionati a dedicarsi agli altri: i tassi più alti di partecipazione riguardano i 45-64 enni (7,2% per l’organizzato e 5,9% per il diretto), seguiti dagli over65. Al contrario, nel decennio 2013-2023, si assiste ad una disaffezione dei più giovani. La fascia d’età compresa tra i 25 e i 44 anni è quella con le contrazioni più marcate. Limitato e in forte calo è l’impegno tra gli studenti (5,5% per il volontariato organizzato e 3,4% per quello non organizzato). Unica nota positiva il grande impegno, anche in termini di tempo, dei giovani volontari. Come dire: pochi ma buoni».
Secondo l’indagine, le attività ricreative e culturali sono oggi il settore più attivo che coinvolge quasi un volontario su quattro. Seguono l’assistenza sociale e la protezione civile (22%), le attività religiose (17,2%), la sanità (15,1%) e lo sport (7%). Rispetto al 2013 aumentano i volontari organizzati nei settori ricreativo e culturale, nell’assistenza sociale e protezione civile e l’ambiente. Diminuiscono in quelli religioso, sportivo e sanitario. In diminuzione anche nel tempo medio complessivo dedicato: da 19 a 18 ore al mese.
La conclusione dell'indagine Istat verrebbe senz'altro sottoscritta dal prof. Putnam: «Fare volontariato porta una serie di ricadute positive sulla sfera personale: dal miglioramento del benessere individuale (indicato dal 26%), all’ampliamento delle relazioni sociali. Altri effetti segnalati sono il cambiamento del punto di vista sulle cose e lo sviluppo di una coscienza civile».

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