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lunedì 18 agosto 2025

Proviamo a conoscere elementi di archeologia

Perché ad Entella tutto langue?

                 Il culto di Demetra e Kore, e’

 attestato almeno dal V al III sec. a.C., 

ad Entella.

      Il ricco deposito votivo di 

       ceramiche e altri oggetti, sono

         conservati nell'Antiquarium 

              di Contessa Entellina



In più epoche ad Entella vi si 

arroccò una città, cinta da mura. 

Più culture, 

più popoli hanno qui lasciato traccia 

del loro passaggio, nei famosi decreti 

in bronzo di epoca ellenistica, nei 

racconti delle disperate rivolte contro 

Federico II, nei resti di muri, nelle 

austere sepolture islamiche o nelle 

ricche tombe ellenistiche, nell’infinità 

di frammenti di ceramica e di storia 

che ad ogni passo affiorano sulla 

sommità della Rocca.

E anche la Scuola Normale, ormai, 

fa parte di questa storia: da decenni 

infatti conduce ricerche nel sito, in 

collaborazione prima con la 

Soprintendenza BB.CC.AA. e I.S. 

della provincia di Palermo e ora con 

il parco Archeologico di Segesta.


Il tutto, ormai, con tempistiche 

e volontà rallentate.






 La Storia che ci insegnano a scuola, almeno in questa parte occidentale del globo, ci assicura che quando gli uomini cominciarono a far uso della ragione fu in Grecia; fu infatti con gli Achei che sorge una prima qualche forma di “civiltà “. A riferirci di costoro è Omero, il quale non trova forma migliore per descrivere i suoi tempi, e per renderli comprensibili, che ricorrere alle leggende.

 Per lui gli achei hanno inizio, originano, da un Dio (Zeus) che per tenersi caro il suo popolo gli dà un re, nella persona di suo figlio Tantalo, un personaggio che approfittando del rapporto di parentela che lo caratterizzava ritenne fare cosa da nulla rubare il nettare e l’ambrosio dalla dispensa degli dei, che ovviamente si irritarono e cercarono di vendicarsi. Tantalo per rabbonirli offri’ loro in sacrificio suo figlio Pelope, dopo averlo tagliato a fette e bollito.
Zeus, che d’altronde era nonno di Pelope, rimise insieme tutte le parti di suo nipote e si vendicò sul figlio parricida condannandolo a morire di fame e di sete.
 Pelope assunse, grazie all’aiuto del nonno, il governo di Frigia, ma fu subito deposto dalla popolazione che lo esilio’ nella regione di Elide, un’area della Grecia che da lui prese nome di Peloponneso. Li’ però regnava Enomao che prometteva la mano della figlia a chi vinceva, nella corsa di cavalli di cui era grande tifoso, ma a chi perdeva la corsa toccava la morte. Tanti corteggiatori erano già morti.
 Pelope per evitare di perdere la corsa promise allo stalliere del re, Mirtilo, che se trovava il modo di fargli vincere la corsa avrebbe diviso il regno con lui. Mirtilo svito’ il mozzo di una ruota nel calesino di Enomao, che ruzzolo’e si fracassò la testa.
  Pelope sposò pertanto Ippodamia, ma non pensò affatto di dividere il regno con Mirtilo, che anzi venne da lui buttato in mare. Prima di affondare -però- Mirtilo lanciò una maledizione contro il suo assassino e contro tutti i suoi successori.

= = = 
Stiamo sviluppando una lettura del mondo pagano (greco-romano) sulla vicenda umana. Quando l’essere umano non sa, … costruisce. Proseguiremo per avere un quadro sulle basi culturali del mondo pre-cristiano.



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