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giovedì 21 agosto 2025

Scorci di Contessa Entellina (3)

Perché piazza Umberto. La piazza per antonomasia di Contessa Entellina e’ uno slargo che si apre lungo la Via Morea e che poi prosegue ancora. Storicamente era il cuore, o comunque il centro di incontro del paese. Lì insistevano le sedi dei partiti politici, i circoli di associazioni le più varie, e sull’area tutt’attorno alla piazza vi erano in anni lontani tre bar, e c’era persino il locale che fungeva da Pescheria; c’era un Salone/da barbiere. Sebbene chi scrive ricorda che i saloni da barbiere, in periodo pre terremoto, erano ben quattro.

Da quando Contessa ha perso la vitalità e la dinamicità sociale e pure culturale, e da quando ha perso -dal terremoto ‘68 ad oggi- quasi la metà della popolazione emigrata, in piazza insistono attualmente il Circolo Culturale Parrocchiale, due circoli civili ed un bar. L’emigrazione è divenuta in via di fatto la necessaria fonte di sostentamento e di vita per la grande maggioranza della gente dagli anni sessanta ad oggi. A Contessa in questi primi decenni di XXI secolo persistono a restare i pensionati ed i genitori di figli o congiunti di già emigrati. 
La politica, non solo locale o regionale, ma sopratutto quella nazionale sconosce il problemaLavoro che manca”, e preferisce intrattenerci con le festicciole finanziate persino con denaro pubblico.

Nel prospetto della Chieda
delle anime Sante 
stanno le lapidi commemorative
dei caduti della prima guerra
mondiale. Segno del dolore
condiviso dalla
comunità.

C’è in piazza, a Contessa Entellina, la Chiesa delle Anime Sante di ritualità cattolico-bizantina che storicamente, in epoca feudale veniva usata anche come sede del consesso feudale grazie alla sua adiacenza al Palazzo, ci sono ancora due tabaccherie, sebbene una e’ spostata più in là, nella vicina via Croja. Ristretta ormai nello spopolamento e nella mancanza di gente, a Kuntisa nemmeno la piazza (l’agora) è più luogo deputato della circolazione delle notizie, dei beni economici e ancor meno di quelli culturali. Nella pratica la “piazza” -ai nostri giorni- non è più il polo di attrazione della gente. Nel pre-terremoto in piazza c’erano sempre, magari all’interno dei bar, delle macellerie e/o dei saloni dei barbieri, i “sensali” mizzani, gente che faceva incontrare la domanda o l’offerta fra chi voleva vendere un locale-magazzino o un pezzo di terreno, e chi invece magari li voleva comprare. Caratteristica di queste figure era la buona parlantina, la capacità di rendere sodisfatti sia venditore che compratore di un affare che probabilmente andava molto meglio meditato. La piazza era luogo di novità, di incontro e di conversazioni, e fra queste spiccavano i saloni dei barbieri, dove accanto alle tante novità paesane, da parte dei frequentatori del locale, non mancavano i pettegolezzi su ciò che via andava caratterizzando il procedere del vivere paesano.
Perché piazza Umberto? Furono molti i comuni italiani che hanno intitolato strade e piazze a Re Umberto I dopo la sua morte. Si è trattato di un modo per ricordare il sovrano, assassinato a Monza nel 1900, e per esprimere il cordoglio della popolazione. 

L'assassinio di Umberto I scosse di fatto l'opinione pubblica e la decisione di dedicare spazi pubblici al re fu un gesto diffuso in tutto lo Stivale, come segno di lutto e di rispetto, specialmente. Comunque l'assegnazione di nomi a vie e piazze a Umberto I è avvenuta in seguito pure a disposizioni normative, a distanza dalla sua morte nel corso del 1900. L'uccisione di Umberto I da parte dell'anarchico Gaetano Bresci portò l’inevitabile ondata di commemorazioni e intitolazioni in suo onore, spesso attraverso atti formali da parte delle autorità locali. 

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