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martedì 12 agosto 2025

Dal 1968 al 2025

Il 1968 studentesco in Italia fu un
periodo di grande fermento sociale
e politico, che vide i giovani
protagonisti di una contestazione
radicale delle istituzioni e delle
norme sociali, aprendo la strada
a un'epoca di profondi cambiamenti.
 






Era il primo anno di Università
 
  Quello che su molti libri di Storia, e non solo, viene individuato come il Sessantotto, ossia come la protesta studentesca, durò in realtà -per il grande giornalista Paolo Mieli- un decennio. Si trattò di un movimento di protesta studentesca che investì gran parte dei paesi europei e gli stessi Usa e contestò, non solo in Italia,  il modello di vita impostosi nella parte occidentale del vecchio continente dopo la Seconda guerra mondiale. Modello che, nella sostanza, provava a ricalcare quello americano.

  La protesta si manifestò in comportamenti di disobbedienza nella scuola, nel diffuso rifiuto delle gerarchie, nel nuovo modo di vestire accompagnato da una progressiva liberalizzazione sessuale resa possibile dalla diffusione degli anticoncezionali. 

  Forte motivo di contestazione fu l’ancora persistente  Guerra del Vietnam  ai tempi del Presidente Lyndon B. Johnson - che da politico riformatore avrebbe voluto portarla rapidamente a conclusione per dedicarsi a un imponente piano di riforme sociali, ma avvenne invece che la rivolta negli USA  andò ad intrecciarsi con quella degli afroamericani, i quali ritenevano non più rinviabile la loro definitiva emancipazione (il processo era in corso da un secolo)-.  

  Il ’68 era iniziato come movimento di protesta studentesca ma non tardo’  a diventare una ribellione generalizzata che stava contagiando gli operai, la base dei partiti di sinistra, i licei e anche altri ceti e generazioni. Oltre alle università, ne fu investito il mondo del cinema, della letteratura, delle arti. Il contagio arrivò persino nei paesi comunisti dell’est europeo e in Cecoslovacchia, dove emerse la figura di Dubcek che puntava a democratizzare il paese e che però si vide arrivare i carri armati russi a Praga e spegnere quella che era stata definita dalla stampa mondiale la “Primavera di Praga”. 

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