- Alle radici della modernità
(Al tempo degli arbereshe in Sicilia)
Le cronache di Europa e di Cina, fino al 1500, non mancano mai di riportare catastrofi, epidemie e ogni genere di rovina che di volta in volta si portava via almeno un terzo della popolazione. Le epidemie sembravano avere carattere endemico e la loro spettacolarità come la “morte nera” in Europa Orientale rimase diffusa fino all’ultimo decennio dell’Ottocento.
La guerra, all’alba della modernità, ha lasciato molto materiale sulle cronache del tempo e ai nostri giorni quel materiale consente agli storici di riferirci di massacri disumani e frequentemente ingiustificati ai danni della popolazione civile. Gli storici descrivono come il semplice spostarsi, il semplice movimento delle truppe, costituiva un fatto letale per le popolazioni in quanto contribuiva a diffondere germi da una regione all’altra.
La carestia era un’altra piaga, responsabile di enormi perdite di vite umane, come lo erano le malattie infettive causate dalla mancanza di igiene, la promiscuità e dallo scarso spazio a disposizione, più che dalla denutrizione. Comunque i documenti storici asseriscono che i livelli di sopravvivenza erano superiori nelle campagne piuttosto che nelle città.
La scoperta dell’America (1492) rappresentò una svolta epocale, sebbene all’alba di quel 1500 nessuno era ancora in grado di immaginarne le conseguenze.
(Segue)

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