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domenica 17 agosto 2025

La domenica serve anche per riflettere

 

La morale è un aspetto importante
della vita cristiana, ma non ne
costituisce  l'essenza. 

La salvezza cristiana avviene per
grazia, questa a sua volta ispira
la morale.



Cristianesimo: solo morale?  Qualcosa di vero, lo sostengono tanti studiosi, c’è nell’interrogativo. Spessissimo il Cristianesimo e’ percepito e persino vissuto, da tanti cristiani, come un insieme di principi e di norme che influiscono e regolano la vita morale dei cittadini e della società in generale. Si ritiene che già quel comportarsi da buoni cittadini, rispettosi delle leggi e delle regole illumini e giustifichi tutto il resto del vivere. Questo comportamento, da quanto e’ dato leggere e cogliere dai lavori di tanti studiosi del  Cristianesimo pare che sia alla base di tutte le grandi religioni e su questa generica ed imprecisa base costituisce il denominatore di tutte le tradizioni religiose del pianeta.

  Allora quale sarebbe  lo specifico della fede  Cristiana? (Il kerigma), il suo annuncio delle origini e’, secondo l’intero mondo Cristiano (cattolici, protestanti e ortodossi), Gesù, crocifisso e risorto

  E’ questo specifico fatto cristiano che, a quel che sembra, al livello pubblico sarebbe diventato ininfluente.          Il  kerigma del Nuovo Testamento (rispetto alla Bibbia ebraica) oltre a mettere in campo la visione di Dio, ha inoltre a che fare col ruolo dell’uomo, della comunità, e addirittura della Storia dell’uomo. Quest’aspetto della religiosità cristiana  ha pertanto, secondo i teologi cristiani, che siano cattolici o protestanti o ortodossi, ricadute al livello morale, in ambito personale, politico, economico, in quanto riguarda la venuta tra gli uomini del “regno di Dio”. Che, sempre a dire dei teologi, non consiste in una grandezza interiore e privata di ciascun essere umano, ma ha una portata sociale e pubblica.

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  Breve Riflessione da un libro

di Aldo Cazzullo

  Alla fine del suo viaggio nell’aldilà, Dante chiede e ottiene  di vedere il volto di Dio; solo che dopo non lo ricorda. Tutta quella fatica -scendere in fondo all’Inferno, scalare la montagna del Purgatorio, volare attraverso i cieli del Paradiso.- per niente: le parole dell’uomo non possono descrivere Dio. Però Dante sa di averlo visto; un po’ come quando ci svegliamo da un sogno, non lo ricordiamo, ma sappiamo di avere sognato. Una cosa però Dante la ricorda: nel volto di Dio ha visto “la nostra effige”. Perché, come dice la Bibbia , siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio. Il nostro volto è il volto di Dio. Così gli uomini potranno riconoscere Dio negli altri uomini; e noi possiamo riconoscere Dio negli occhi delle persone che amiamo.

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