La democrazia, il totalitarismo e l'autocrazia rappresentano tre forme distinte di governo che ai nostri giorni sono presenti sulla scena del nostro piccolo pianeta, con caratteristiche e principi fondamentali che le differenziano nettamente.
==La democrazia si basa sul principio della sovranità popolare, dove il potere risiede nel popolo e viene esercitato attraverso la partecipazione politica e le elezioni.
==Il totalitarismo, invece, è un regime dittatoriale che cerca di controllare ogni aspetto della vita pubblica e privata, attraverso un'ideologia unica e un partito dominante.
==L'autocrazia, infine, è un sistema di governo in cui il potere è concentrato nelle mani di un singolo individuo, che lo esercita in modo assoluto e senza limiti.
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| Cosa sta capitando? se alla fine del secolo scorso la democrazia sembrava poter affermarsi in tutto il mondo, all’inizio di questo secolo appare ovunque in crisi. La sua promessa di libertà per tutti i popoli viene indebolita sia sul piano del funzionamento delle istituzioni democratiche (istituzioni di governo ai diversi livelli – da quello locale a quello internazionale –, parlamenti, partiti), sia sul piano del coinvolgimento popolare nei processi decisionali ed elettorali (si pensi all’astensionismo e alla disaffezione), sia sul piano della sua anima etico-culturale. Nonostante l’accrescimento della comunicazione, prevalgono la frammentazione sociale, l’individualismo utilitarista, che lasciano poco spazio per pensarne il futuro. Con cittadini e rappresentanti intrappolati in forme populiste ed illiberali di democrazia, diventa sempre più difficile realizzare la democrazia sostanziale, partecipativa, solidale, deliberativa, inclusiva. |
Ma l’America di Trump cosa e’?
Riportiamo qui di seguito uno stralcio di un lunghissimo
articolo sul Corriere della Sera di Sabino Cassese del 25 giugno c.a.
Il presidente Trump ordina la deportazione degli immigrati, limita la libertà della ricerca, licenzia dipendenti pubblici, ordina e minaccia interventi militari, oscilla continuamente tra annunci e ritrattazioni, tutto questo senza espresse autorizzazioni parlamentari.
Poi, sempre dalla metà del secolo scorso, ad opera di un influente senatore, Joseph McCarthy (1908-1957), furono messe sotto accusa attività dette antiamericane, creando un clima isterico, ponendo sotto sorveglianza persone come Einstein e Pauling, giungendo fino alla messa a morte dei coniugi Rosenberg. Un grande intellettuale italiano, Giuseppe Antonio Borgese, che viveva da venti anni negli Stati Uniti, in un articolo pubblicato l’11 novembre 1950 sul «Corriere della Sera», osservò che questo metteva in dubbio la «costanza delle istituzioni repubblicane e liberali americane»; e definì «intrinsecamente totalitaria» la legge McCarran, l’«Internal Security Act», uno degli strumenti di quello che venne definito maccartismo. In una lettera scritta il 25 gennaio 1951 a Vittorio Emanuele Orlando, Borgese chiamava questo corso della politica americana «American dementia» e ne criticava la «sovraeccitazione nazionalista e divisiva» (dobbiamo alla illuminata opera della Fondazione Borgese e alla cura di Giovanni di Stefano se il ricco carteggio, durato quasi mezzo secolo, tra Borgese e Orlando sia stato recentemente pubblicato con il titolo «Un’affettuosa telepatia»).

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