Ci piace ricordare due principi elementari a sfondo sia economico che sociale:
1) Da sempre, dai tempi della guerra di Troia ad oggi, tutti gli esseri umani hanno conosciuto la relazione che corre fra un territorio che possieda “infrastrutture” e lo sviluppo socio-economico. Dove non esistono infrastrutture (strade, porti, aree commerciali etc.) o queste versano nelle condizioni in cui è ridotta la viabilità esterna sul territorio di Contessa Entellina, non esiste e non può esistere crescita né socialé, né culturale e ancor meno economica.
2) Da sempre, e’ risaputo che le realtà comunitarie che hanno cura delle reti di accesso ai centri abitati ed in generale alle altre “infrastrutture” socio-economiche-culturali del proprio territorio sono quelle dove esiste una volontà politica a voler sempre più migliorare e perseguire il benessere.
Le infrastrutture, ed in particolare quelle al servizio della mobilità, hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo: muoversi bene, senza mettere a rischio né i mezzi della mobilità né le persone, e’ nell’ordinamento giuridico italiano una delle libertà fondamentali. Conseguentemente le “autorità pubbliche” sono tenute ad intraprendere in continuità, e non quando arrivano i disagi, azioni positive per promuovere sia la ordinaria, e quindi sicura, mobilità sui territori che a garantire il diritto individuale alla libertà di muoversi agevolmente dei cittadini sui detti territori.
Avere attenzione per le infrastrutture di mobilità, strade percorribili sopratutto, significa agevolare lo sviluppo economico dei territori e consequenzialmente quello socio-culturale dei residenti. “Maggiori collegamenti=maggiore sviluppo” diceva un professore di Economia Agraria nelle lezioni che egli sviluppava nell’aula universitaria tenendo, probabilmente, in mente una -allora- rilevante azienda agricola che insisteva sul territorio di Contessa Entellina.
(Segue)
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