Dal cinquecento a … ieri (4)
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Mucche all’abbeveratoio |
Nell’immediato dopoguerra (secondo quinquennio anni quaranta, prima metà anni cinquanta del Novecento) esistevano in Sicilia i feudi (non si trattava soltanto delle grandi estensioni di proprietà). Il termine significava e intendeva riferirsi a precise condizioni ambientali e territoriali che comportavano un preciso stile di vita e un contesto ambientale e territoriale.
Nelle campagne erano rarissime sia le piantagioni legnose che i caseggiati, l’unica viabilità -ancora in quel secondo dopoguerra- era quella storica e millenaria delle trazzere. Le fonti d’acqua, o gli abeveratoi, si rinvenivano (li’ dove l’orografia del territorio lo consentiva) in prossimità delle grandi masserie.
La piccola proprietà contadina oltre che essere ristretta, generalmente si riconduceva alle fasce più prossime al centro abitato. Era frazionata e non sempre bastava a fornire i mezzi di sussistenza al ceto rurale; la grande massa della popolazione contadina doveva per necessità (e non per scelta) attorno ai feudi che appartenevano ai latifondisti.
In quel regime latifondistico, instauratosi in Sicilia ai primi dell’Ottocento, la grande massa della popolazione (ceto rurale) non aveva altra scelta che cercare lavoro presso i centri amministrativi delle grandi masserie. E siccome le masse richiedenti erano consistenti, per la legge della domanda e dell’offerta, era inevitabile che si affermasse lo sfruttamento di chi per vivere doveva ottenere un podere in concessione o giornate lavorative (di occupazione).
L’azienda latifondistica raramente era condotta (gestita) dai proprietari, che generalmente vivevano in città, ma dai gabellotti che disponevano di un potere vastissimo nella conduzione dei vasti feudi; direttamente dal gabelotto (a cuntu propriu) con manodopera salariata. Ed in più casi il ruolo dei gabellotti era quello di intermediari parassiti.
Un anziano amico di chi scrive, che lavoro’ in una grande azienda latifondistica del territorio di Contessa, ebbe a riferire questa espressione siciliana: lu pidocchiu mancia ncapu la testa, u gabilotu ngabu u vidranu, proprio con riferimento alla vigenza del regime latifondistico fino agli anni cinquanta del Novecento.
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