Secondo il focus Censis Confcooperative «Intelligenza artificiale e persone: chi servirà a chi?» ben 6 milioni di lavoratori potrebbero perdere il proprio posto di lavoro perché sostituiti nel processo produttivo dall’intelligenza artificiale. Maggiormente a rischio sono i lavoratori che potranno essere sostituiti, coloro cioè che hanno un tipo di professione automatizzabile: tecnici bancari, statistici, matematici, periti, tesorieri, contabili.
Grazie all’impiego dell’AI, fino al 2035 il Pil potrebbe salire dell’1,8% (38 miliardi) annuo fino al 2035. Proprio questa innovazione farà però sentire i suoi effetti sull’occupazione, in senso negativo. Avvocati, notai, magistrati, dirigenti, psicologi, archeologi: sono tutti professionisti che potranno avvalersi dell’AI e in certi casi potrebbero essere parzialmente sostituiti in alcune mansioni.
Nel 2024 solo l’8,2% delle imprese italiane ha utilizzato l’AI, contro il 19,7% della Germania e la media Ue del 13,5%. In Francia la percentuale è del 9,91%; in Spagna del 19,7%. Il divario è soprattutto nei settori del commercio e della manifattura.
Secondo una ricerca del Censis, circa un lavoratore italiano su 4 usa l’AI.
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