La Sicilia agricola e il dominio romano
Durante il suo mandato Verre fece di tutto
Roma governò la Sicilia dal 238 a.C. al 535 d.C., si trattò quindi di un lungo tempo di “dominazione”. L’Isola, congiuntamente al Nord Africa e alla Spagna fu ritenuta terra di conquista e destinata a provvedere all’approvvigionamento granario dello Stato romano. Si trattò conseguentemente di un lungo tempo di destinazione della campagna siciliana alla monocultura, e l’Isola di fatto divenne il “granaio del popolo romano”. Il prelievo erariale consistette nella decima in natura del raccolto di grano e di orzo.
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Verre approfittò della legislazione vigente sulla vendita del grano per arricchirsi e vessare i contadini, i produttori e chiunque non fosse organico al suo disegno criminale. Mando’ in rovina diverse famiglie, privandole di tutto; speculò ai danni del Senato Romano, facendo la cresta sui tributi; riscuoteva le tasse per conto di Roma che erano circa il dieci per cento del raccolto – in natura o in denaro – ma nella realtà la gente di Sicilia pagava molto di più. |
Le decime in grano nell’Isola venivano riscosse da appositi “appaltatori” (=decumani). L’elenco dei contribuenti, consegnato ai decumani veniva redatto dai rappresentanti locali del potere romano secondo le estensioni dei latifondi coltivati. Su questi criteri e sistemi di riscossioni non mancarono le ruberie e gli scandali “politici’. Il caso più eclatante fu legato a Verre. Questi nel 74 fino al 71 a.C. fu pretore urbano in Sicilia, su designazione del senato, ruolo da cui avvalendosi del potere di imperium (funzioni militari, amministrative, giurisdizionali) condusse l’opera di saccheggio di templi e appropriazione di beni.
Al tempo di Cicerone risulta che un solo conduttore potesse concentrare diversi e vastissimi latifondi, su cui si facevano convogliare migliaia di schiavi fatti arrivare dalla parte orientale del Mediterraneo.
Accaddero in Sicilia, in più tempi, rivolte-guerre servili che Roma in varie e ricorrenti repressioni riuscì sempre a domare. Accadde anche che i latifondisti per evitare di dover fronteggiare le rivolte degli schiavi preferivano sottrarre le terre alle colture cerealicole e destinarle a pascolo. Fu in questo quadro politico e sociale che Cicerone condusse a giudizio Verre, con l’accusa di avere alterato i conti pubblici inerenti la gestione del grano spettante a Roma.
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