Il Concilio di Nicea
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Il primo Concilio di Nicea (primo anche dei concili ecumenici) si tenne nel maggio-giugno del 325, convocato dall'imperatore Costantino. Vi parteciparono da 220 a 318 vescovi, in maggioranza orientali. Condannò l'eresia di Ario, proclamando il Figlio consustanziale a Dio Padre nel cd. simbolo niceno (il Credo), tuttora in uso con le aggiunte del II Concilio di Costantinopoli |
Tra i dogmi della chiesa, quello della Trinità apriva in palese contrasto con l’idea di un Dio unico. Ario di Alessandria si fece interprete delle perplessità che la tesi trinitaria suscitava tra i fedeli e prese a predicare una dottrina che negava l’uguale natura del Figlio e del Padre. Ne nacquero disordini che minacciarono seriamente l’unità della chiesa e la tranquillità dell’impero, per porre fine a questa situazione intervenne lo stesso imperatore Costantino, che si era convertito al Cristianesimo anche nella speranza di trovare nella nuova religione un elemento di coesione e di stabilità interna. Nel 325 Costantino convocò perciò, a Nicea, un concilio da cui uscì la formulazione ufficiale della dottrina della chiesa, il cosiddetto Credo niceno.Il Concilio di Nicea è molto importante nella storia del Cristianesimo anche per altre due ragioni. Anzitutto perché fu il primo concilio ecumenico (universale) nella storia della chiesa, l’introduzione dunque di quella forma di governo ecclesiale fondata sulla collegialità episcopale che resterà prevalente fino all’epoca moderna e contemporanea, accanto a quella fondata sul primato papale e in costante dialettica con essa. E poi perché, convocato e aperto dallo stesso Costantino, la cui presenza continuò a farsi sentire per tutti i lavori del concilio, e conclusosi con una soluzione della controversia ariana che lasciava aperti moltissimi problemi, esso segnò l’inizio di una serie di conflitti nei quali l’aspetto religioso sarebbe divenuto materia e strumento di lotte politiche, abbandonando il principio della separazione di religione e politica, chiesa e Stato, che pure era stato tra gli effetti più importanti della rivoluzione cristiana.
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Una Riflessione dei nostri giorni
Gianfranco Ravasi
(nt. 18.10.1942) Il 2 settembre 2007 è stato nominato da Papa Benedetto XVI Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura delle Pontificie Commissioni per i Beni Culturali della Chiesa e di Archeologia Sacra, cariche riconfermate anche da Papa Francesco e che ha mantenuto fino alla conclusione del mandato, nel 2022.
La prospettiva storico temporale consente di interpretare il fenomeno religioso secondo due livelli correlati: limitatamente ad ogni singola forma religiosa, e in relazione a un contesto più ampio e generale. Nel primo caso va sottolineato come molte religioni presentino una evoluzione storica complessa che ha dato origine a una nuova acquisizione teologica, a ramificazioni eterodosse o scismatiche, ad affinamenti spirituali, ma anche a involuzioni e impoverimenti. Nel secondo si può delineare una traiettoria, senza dubbio frammentata e contraddittoria, che riguarda l’intero fenomeno religioso, dai primordi ancora oscuri verso orizzonti sempre più articolati e differenziati. Si tratta di un processo che non comporta solo la crescita sempre più fitta di gruppi, comunità, associazioni e movimenti, ma anche l’incessante sforzo di ripensamento e attualizzazione in nuovi contesti.
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