Le persecuzioni
Agli occhi delle autorità e della popolazione pagana, i cristiani apparvero inizialmente come una setta interna alla comunità ebraica, tanto che le principali esplosioni di ostilità nei loro confronti si ebbero proprio nelle sinagoghe delle città toccate dagli apostoli, in particolare Paolo, come raccontano gli Atti degli Apostoli. Nelle città dell’Impero Romano le comunità ebraiche erano molto diffuse e costituivano una presenza estranea.
Talvolta la folla si abbandonava ad atti di violenza nei confronti delle comunità ebraiche. Questa aggressività si spiega anche con motivi sociali: gli Ebrei, infatti, erano molto attivi economicamente e la loro ricchezza, unita alla loro “estraneità “, provocava una diffusa invidia tra i ceti più bassi delle città.
Per tutelare l’ordine pubblico, le autorità romane adottarono in diverse occasioni provvedimenti repressivi nei confronti degli ebrei: divieto del proselitismo e della circoncisione, espulsioni, imposizioni fiscali aggiuntive. I Romani, tuttavia, non intrapresero mai una politica di sistematica persecuzione degli Ebrei e tantomeno ricorsero a pratiche di sterminio come quelle che si sono verificate nell’Europa contemporanea. La repressione delle rivolte giudaiche fu durissima, ma in essa i Romani agirono esattamente come avrebbero agito nei confronti di altre comunità ribelli.
Come si spiega allora il fatto che i cristiani furono perseguitati e gli Ebrei no? Il primo motivo può essere individuato nella grande antichità della religione giudaica. I romani, infatti, attribuivano un grande valore alle usanze degli antenati e ritenevano degni di rispetto tutti i culti che si mantenevano fedeli alla tradizione. Mentre gli Ebrei erano un modello di attaccamento alla tradizione, i cristiani apparivano come una setta recente, priva di un venerabile passato, che avevano tradito e abbandonato la religione dei padri.
Alcuni aspetti, inoltre, rendevano le usanze ebraiche più vicine alle usanze pagane che a quelle cristiane.
Pensiamo ai sacrifici animali: i pagani e gli Ebrei li praticavano, i cristiani li giudicavano immondi. Il culto giudaico, inoltre, si svolgeva in edifici (le sinagoghe) ben identificabili, situate spesso nelle zone centrali delle città e aperti ai pagani, mentre i riti cristiani celebrati tra le mura domestiche, assumevano inevitabilmente un carattere clandestino e misterioso. Gli ebrei avevano infine alle spalle una lunga tradizione di deportazioni e di emigrazioni, e nelle varie regioni del Vicino Oriente e del Mediterraneo dove si erano radicati avevano imparato a convivere con i sovrani pagani, ai quali non facevano mancare dichiarazioni di fedeltà e di omaggio (nella sinagoga di Ostia, per fare un solo esempio, si trova un’iscrizione in cui s’invoca la “salvezza” dell’imperatore).
(Testo tratto da “La Biblioteca de La Repubblica)
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