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lunedì 10 marzo 2025

L’agricoltura siciliana e i racconti dei nonni

 Fino agli anni quaranta/cinquanta

del Novecento l’agricoltura siciliana

era negli assetti e nelle tecniche 

quella di tre millenni fa

Per più secoli il grano e’ stato la principale risorsa produttiva della Sicilia. Secondo più storici, esso arrivò nell’isola più o meno nel 1000 a.C. ad opera dei Fenici. L’Isola si presto’ molto bene alla coltivazione e stando a Cicerone, che ebbe a che fare con la città di Entella a causa delle ruberie messe in atto da Verrò, la resa era di dieci volte il seme.

Sicilia greca
Il motivo principale della
colonizzazione greca
 in Sicilia 
fu l’agricoltura
. Maggiore era
qui la produzione dei cereali,
ortaggi, dei fichi, i prugni, i peri,
 i castagni, i melograni, i cotogni
e i mandorli. Le colture più
diffuse in assoluto erano quelle
della vite e dell'olivo.



  In realtà a diffondere la coltura del grano in Sicilia erano stati, in precedenza, i greci.  La Grecia aveva bisogno per la sua popolazione dei prodotti siciliani, orzo sopratutto, ma anche grano di cui cominciò ad importare grandi quantità (esiste documentazione del V secolo a.C.), in cambio di ceramica e prodotti dell’artigianato. Sempre i greci diffusero nell’Isola la coltura arborea (ulivo, sopratutto).

  Nel III secolo avanti Cristo, Siracusa esportava grano a Rodi, a Cartagine, ad Alessandria (Egitto) e sopratutto a Roma. Gli storici spiegano i grossi volumi di grano esportato ( e che si protrarrà per parecchi secoli) con la curiosa circostanza che nell’Isola il suo consumo era piuttosto limitato, sia per volontà dei dominatori esterni che ebbero a susseguirsi e sia perché gli indigeni ( la gente del luogo)  preferivano consumare orzo, prodotto abbondante con cui si allestì la maza, una specie di pane impastato però col latte.

  Gli storici non sono ad oggi riusciti ad individuare la varietà di grano della Sicilia greca (ellenica) e però alcuni azzardano che doveva trattarsi  del triticum dei Greci, che nell’Isola nello scorrere dei secoli fu denominata tumminia. Qualità di grano che nell’Isola fu coltivata fino agli anni recenti del secondo dopo guerra.

  Esiste una descrizione sul VI secolo a.C. dello storico greco Diodoro Siculo (90 a.C.- 27 a.C.) secondo cui i colonizzatori greci delle aree coltivate a triticum, per difendere i loro raccolti dalle frequenti scorrerie di pirati etruschi, divisero i compiti fra loro: alcuni gruppi si adoperavano a fronteggiare i pirati e gli altri comunemente lavoravano sui campi.

  Sempre Diodoro Siculo ci fa conoscere che i terreni destinati a grano, nel periodo greco, ad ogni ventennio, venivano redistribuiti per evitare che i coloni che subivano le scorrerie etrusche fossero sempre gli stessi. Pure il tiranno di Siracusa Dionisio I  (406-367 a.C.) applicò il sistema della rotazione fra le famiglie contadine. Per attenerci al territorio dell’attuale Contessa Entellina, dove ebbe un qualche ruolo significativo, in relazione ad Entella, il greco Timoleonte (fra il 344-337) fece arrivare gruppi di contadini dalla Calabria  e riparti’ loro le tante terre incolte che risultavano abbandonate. Quest’iniziativa  di far sorgere fattorie agricole  nelle aree interne dell’Isola fu continuata da Agatocle (tiranno di Siracusa 317-289 a.C.). Gli assegnatari dei terreni erano tenuti a versare la decima in favore dello Stato (in natura).

  La Sicilia del periodo greco usava già la tecnica agraria della rotazione, ma non ancora, sottolineano gli storici, i benefici della concimazione animale e dell’incenerimento delle stoppie.

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