I giovani dei nostri giorni (quei pochissimi che ancora resistono a Contessa Entellina e non si sono ancora trapiantati in Emilia, Lombardia, Svizzera, Francia e Germania) come ricorderanno ai loro figli e nipotini l'esperienza di questi giorni di paura o di finta paura del coronavirus ?
-Un metro e mezzo la distanza da mantenere dal prossimo;
-Le strette di mano vietate;
-Gli abbracci pure essi vietati (anche gli abbracci ? sono gesti che hanno sempre fatto bene agli esseri umani !),
-Nei luoghi pubblici c'è da rispettare quella certa lontananza di sicurezza.
A dire la verità a Contessa fino adesso
nessuno, o poche persone, si attengono ai messaggi che arrivano dalla Tv.
Se si va a fare la spesa, fra paesani la
stretta di mano e pure -fra amici e parenti -l’abbraccio pare sia un obbligo che
supera i suggerimenti della tv.
Il ciao ciao con la mano è un gesto al momento non popolare qui da noi.
Lo
«scambiatevi un gesto di pace» durante la messa in rito romano pare sia stato sospeso su disposizione dei vertici.
La vita sui
social sta avendo momenti di continua attività, superiore di gran lunga
rispetto al solito.
Forse per le strade incontriamo
meno persone del solito, ma chattiamo con loro. Comunque per noi di Contessa
Entellina non incontrare persone per le strade è circostanza più che normale, ormai
da decenni.
Le scuole sono
state chiuse. Addirittura il Dpcm, il nuovo decreto del presidente del
Consiglio Giuseppe Conte, consiglia di starsene a casa o se si vuole all’aria
aperta, da soli o a debita distanza dal prossimo tuo..
La socialità praticamente
deve essere ristretta e soprattutto condizionata.
A casa i figli, quando non
sono su Instagram o su Fb !
Preparare cibi
forse in questi giorni sta conquistando centralità nella vita giornaliera con le
lezioni scolastiche sospese. Certamente per chi ha da occuparsi dei campi e degli allevamenti
nulla, o quasi, sta cambiando.
Il famoso
focolare domestico resta dominato dalla tv.
Le
passeggiate qui a Contessa non pare siano particolarmente predilette. Come possono
invogliare una popolazione prevalentemente anziana (per non dire vecchia) ?
Qui a
Contessa nessuno coglie panico circa il rischio per il mondo del lavoro. Qui la
crisi del lavoro è da decenni la regola; infatti ragazzi e giovani da noi sono una
rarità. I politici (o per chi vuole, i politicanti) dell’assenza di lavoro non
si accorgono e non da ieri ma dall’altro ieri lontano. Noi contessioti
possediamo una storia di adattamento alla carenza di lavoro che risale al 1860
quando in ben quattrocento concittadini in un solo colpo sono emigrati a New
Orleans dove poi hanno chiamato altri (migliaia) durante i rastrellamenti di
Crispi contro i partecipanti ai moti dei Fasci Siciliani.
Dagli anni sessanta
del Novecento la gran parte della manodopera è emigrata in Germania, Svizzera,
Gran Bretagna etc.
Il
coronavirus è –non dimentichiamolo- un problema anche per noi contessioti per il
semplice fatto che pretendiamo di non dover modificare le nostre abitudini, non
vogliamo scomodità e non vogliamo rinunciare al nostro sistema di vita lento,
amicale e di legami fra i pochi che siamo.
La
sospensione delle nostre abitudini ci mette a disagio. Ci dispiace dover apprendere che i tradizionali festeggiamenti dedicati a San Giuseppe (19 marzo) sono stati rinviati a tempo indeterminato, forse a maggio.
Poco
riflettiamo però sulla sospensione dei diritti umani a pochi passi da noi, ai
danni di migliaia, di milioni, di
profughi che le dittature asiatiche ed africane spingono per farle venire qui da noi. E che noi, sotto sotto, non vogliamo. Da vecchi che siamo, la loro voglia di vivere e il loro desiderio di vita, forse ci alimenta invidia.
Siamo fatti cosi ...!
La fame, la persecuzione, fa
ignorare loro che qui c’è il coronavirus in agguato. La loro forza di volontà di sopravvivere alla
fame è –ammirevolmente- superiore alla nostra fragile volontà di non voler
cambiare stile di vita.
Che Dio li aiuti !
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