Il 25 marzo si celebra l'Annunciazione, nove mesi prima di Natale.
In genere questa festività cade sempre nel periodo quaresimale.
L'avvenimento di cui l'Annunciazione intende essere la "festa" è narrato dal Vangelo di San Luca. Da quell'avvenimento -per i cristiani- inizia la storia dell'incarnazione. Una umile donna che vive in un angolo sperduto dell'Impero Romano accetta di diventare la Madre di Dio: è l'inizio dell'incarnazione, in un certo senso della divino-umanità dell'essere umano.
In un libro liturgico bizantino leggo:
Oggi è il principio della nostra salvezza e la manifestazione del mistero nascosto da secoli: il Figlio di Dio diviene Figlio della Vergine, e Gabriele porta la buona novella della grazia.
Con lui dunque acclamiamo alla Vergine: Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te.
La liturgia della festa dell'Annunciazione è particolarmente poetica. E' riportata nel mattutino in forma di dialogo tra Maria e l'Arcangelo Gabriele.
(Per ragioni tecnico-informatiche non siamo in condizioni di riportarlo su questa pagina, ma sarebbe opportuno riflettere su di essa in questi giorni di forzata quarantena dell'intera umanità. Umanità che mai si era trovata a combattere tutta insieme contro un nemico invisibile: contro un virus)
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