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venerdì 27 marzo 2020

Economia e coronavirus. Nessun paese si salverà nel dopo pandemia da solo; l'Europa deve unire il destino dei 27 stati

Il mondo prova ad erigere barriere alla diffusione del coronavirus. e sopratutto prova a difendere i livelli di vita conseguiti per mantenerli e per allargarli ulteriormente nel dopo.

Gli Usa stanno predisponendo un piano di stimolo all'economia e nel contempo fronteggiare l'epidemia con duemila miliardi di dollari. Lì, negli Usa, maggioranza repubblicana e opposizione democratica hanno trovato l'intesa. 
Quel sistema ha reagito con efficacia e immediatezza attingendo secondo l'impostazione keynesiana alle casse federali. Casse che possono, se la situazione lo richiede, ricorrere ai mercati per finanziarsi.
Tanti accusano l'Europa di assenteismo.
La verità è che l'Europa ancora non esiste
perché l'egoismo dei singoli stati non ha finora
consentito la nascita degli
Stati Uniti d'Europa

In Europa non esiste lo stato federale e nemmeno uno stato unico di diversa natura; c'è una Unione di stati che tengono in piedi i loro rispettivi apparati statuali e che di volta in volta devono all'unanimità accordarsi. 
Non è facile, ovviamente.
I paesi mediterranei vorrebbero che la via di uscita dai danni prodotti al sistema produttivo siano materia da attribuire -soprattutto sul piano finanziario- all'Unione. 
Così vorrebbero sopratutto l’Italia – insieme con Francia, Spagna, Lussemburgo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Portogallo. L'intento è così sintetizzabile:  «Dobbiamo lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una istituzione della Ue». Nel sottofondo di questa visione c'è la Bei (Banca degli Investimenti Europei) e pure la Bce.
Si vorrebbe sostanzialmente un meccanismo comune di debito, emesso da una istituzione europea, che possa consentire di raccogliere fondi sul mercato alle stesse condizioni (gli stessi tassi) per tutti. 
Che significa quel per tutti? 
Significa a pari condizioni per tutti. I paesi mediterranei se cercheranno  nei mercati fondi per la ricostruzione dovranno pagare interessi di gran lunga superiori ai paesi nordici; questi ultimi avendo assetti e bilanci finanziari regolari (affidabili) da chiunque e a condizioni irrisorie otterranno risorse finanziarie, mentre i paesi che si affacciano sul Mediterraneo essendo già superindebitati dovranno per ottenere prestiti alettare i mercati -per affrontare il rischio-  offrendo interessi di gran lunga superiori.

Da qui la titubanza dei paesi nordici a condividere l'emissione dei cosidetti Euro-Bond.
Dal canto suo, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha ricordato che «per una situazione eccezionale, serve una risposta eccezionale: la crisi non riguarda solo l’Italia o la Spagna, è una crisi europea, anzi mondiale, e dobbiamo essere molto mobilitati a breve, a medio e a lungo termine». 

Una cosa è certa il dopo coronavirus esigerà comunque  e sopratutto grandissime risorse «per le garanzie bancarie e gli investimenti nelle società europee, in particolare le piccole e medie imprese, anche attraverso l’uso del bilancio Ue». 
La solidarietà in vista della vera creazione di un unico e grande Stato Europeo potrà certamente rinsaldarsi se il passo verso gli Euro-Bond sarà avviato. 
I paesi mediterranei, l'Italia in testa, vorrebbero «Un meccanismo comune di debito, emesso da una istituzione europea, che ci consentirà di raccogliere fondi sul mercato alle stesse condizioni per tutti». 

Legare i destini può significare tra l'altro sconfiggere sul piano politico i populisti, i sovranisti e le destre più estreme, ossia quelle forze che non vogliono l'Europa.

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