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mercoledì 4 marzo 2020

Nostri giorni. Vivere con la tv che diffonde ansia

Vivere a Contessa Entellina
Per le strade di Contessa Entellina non esiste la possibilità di imbattersi in comitive di gente; in verità non esiste nemmeno la possibiilità di incontrare persone singole, se non raramente, e bisogna essere fortunati. A meno che non ci sia una occasione pubblica, magari ecclesiastica.

L'aspetto di realtà quasi spettrale, disabitata, viene da pensare, fa parte da alcuni anni del modo di sussistere di questo paesino, che ufficialmente è un comune della Repubblica Italiana. 
Il post terremoto ci ha consentito di ripristinare le vecchie casupole secondo gli standard civili prescritti dalla legislazione e noi residenti ci siamo ritrovati -sulla scorta di quella civile legislazioone- con una capienza abitativa di circa ottomila abitanti, a fronte dei pochissimi che oggi -2020- insistiamo a voler restare qui. 

Il timore del "coronavirus" di cui agli ininterrotti programmi della televisione di stato e pure dei canali televisivi privati non c'entra quindi nulla con la sensazone di desolazione o di abbandono che si coglie in questo nostro caro centro, "ufficialmente" abitato (sensazione peraltro riscontrabile in altri paesini vicini a noi, nella Valle del Belice come pure nell'area del Corleonese). 
Non c'entra nulla anche perchè due esperti infettivologi quali il dott. Carmelo Iacobello e il prof. Bruno Cacopardo hanno detto che questo virus nell'80% dei casi provoca un raffreddore, nel 10% una polmonite lieve e solo nel restante 10% un quadro clinico più serio, che poi nel 4% di quest'ultimo 10% può evolvere in un quadro che può diventare critico. 
Le persone maggiormente a rischio sarebbero quindi gli anziani e gli immunodepressi. 
Forse stanno qui, in queste dichiarazioni, le ragioni delle strade deserte del nostro amato paesino: qui -a Contessa Entellna- la stragrande maggioranza dei residenti sono anziani, pensionati. E gli anziani specialmente in inverno stanno a casa. 

Chi scrive si è interrogato fra se e se -senza essersi confrontato con nessuno- su quale possa essere stata la ragione, recente di alcune settimane, del nostro Municipio di voler porre alcuni divieti di marcia automobilistica su alcuni assi rotabili interni all'abitato.  
Riflettendo -sempre fra me e me- mi sono detto: "quanto sarebbe buona cosa incrociare lungo una -strada adesso col divieto di senso- un'automobilista  e poter scambiare con lui anche poche parole e poi darsi da fare per dargli la precedenza". 

No, nemmeno questo potenziale scambio di gentilezza fra automobilsti da noi potrà più avvenire.

Peccato !

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