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sabato 8 febbraio 2020

Affanno italiano. Niente politica, tanto spettacolo.

In Italia la "politica" viene intesa come un’eterna campagna elettorale. C’è sempre un conto da regolare con le forze politiche che stanno all'opposizione e persino all'interno delle forze politiche che -sulla carta- dovrebbero essere alleate.


Si è sempre ad un equilibrio da trovare e c'è sempre da esibire un muscolo all'alleato riottoso. Da noi l'importante non è guidare al meglio il Paese bensì l'agitarsi, il sapersi agitare, anche sul niente.
Ciò che si attende è lo show down finale.

Nella fase attuale esiste un motivo per dare spettacolo: sullo sfondo sta quel 33% di elettorato da spartire nel prossimo Parlamento; si tratta dell'eredità di quello che fu il movimento grillino.
Da quando è apparso evidente che il M5S non ha contenuto politico (=populismo) nè  progetto sul domani si pensa, nei palazzi che contano, alla prossima tornata elettorale, e infatti non c’è stato un solo momento di pace tra le forze politiche, indipendentemente se di maggioranza o di opposizione

Il senso di tutto è che ogni occasione è presentata come quella buona per conseguire spazi sui media (Tv, giornali, social).
Sullo sfondo, nei mesi prossimi c'è pure il voto in più regioni chiave. 
E' improbabile tuttavia si vada alle elezioni politiche prima dell'elezione del prossimo Presidente della Repubblica in quanto il M5S sa di non rappresentare più nessuna fetta di opinione pubblica significativa (se non i populisti), il Pd sa di poter tranquillamente governare sulla paura dell'alleato che proverà in ogni circostanza ad allontanare le urne, Renzi pur attivando mille fronti con polemiche (seppure valide) teme in questa fase temporale pure lui le urne perchè il suo partito non ha ancora posto radici nella società.
Nell’attesa, ciascuna forza prova a meglio attrezzarsi. Attivo in questa pantomima è come da tempo ormai Salvini, allettato dai sondaggi che lo danno al 33%. 
Di Maio seppure abbia mostrato le sue grosse carenze sia allo Sviluppo Economico che agli Affari Esteri annuncia (da guida dimissionaria del M5S) una riorganizzazione territoriale del Movimento. Berlusconi -come nella sua storia politica- si disfa ritmicamente di qualche pretendente al trono e tenta di occupare un’area, che ormai a causa dell'età gli sfugge, 
Il Pd, a cui in teoria si aprirebbero praterie elettorali, -di fatto- è incapace di avviare il chiarimento politico e programmatico che dovrebbe spiegare agli elettori chi esso è; in questo quadro continua a rinviare ogni confronto fra le sue molteplici aree che spaziano dal socialimo democratico al liberalismo laico. 

Nel frattempo, mentre tutte le forze vengono sprecate nell'inconcludenza, non si governa, le statistiche ci inchiodano alla crescita sotto zero e Bruxelles ci rammenta che entro l’anno bisognerà trovare qualche decina di miliardi, da individuare senza aumentare il deficit, per rispettare gli impegni presi. 

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