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domenica 9 ottobre 2022

Alle radici del Cristianesimo

  Appunti e riflessioni ripresi dalla bozza predisposta  

dalla Commissione intereparchiale in vista del Sinodo (2003)


V     ATTESA DEL FREGNO

71. La giustizia di Dio è la sua fedeltà

Il Regno di Dio e la Sua giustizia costituiscono la nota dominante della predicazione di Gesù, che si apre appunto su di essa (Mc 1,15; Mt 5,6; 6,33), ponendo l'esigenza radicale della conversione (metànoia). La realizzazione del Regno del Padre è la manifestazione piena, in Cristo, della Sua giustizia. Come mettono in evidenza entrambi i Testamenti, la "giustizia" di Dio è la Sua volontà di saalvezza nei confronti dell'uomo; esa è la volontà di Dio all'impegno che Egli prende con se stesso per il bene dell'umanità, e si realizza nell'oikonomia della storia. L'uomo può -come singolo e come popolo- essere infedele all'alleanza con Dio: ma Dio non viene mai meno a quanto ha promesso; il suo amore misericordioso interviene per guidare ogni uomo alla salvezza, misteriosamente ma realmente /cfr. Rm 5,8). In questa prospettiva anche l' "ira" di Dio mei confronti del peccato rientra nel disegno della salvezza ultima : la "punizione" che Dio può infligere non è mai per la morte, ma per la vita (cfr Os 2,4-25). Il Regno che viene si rende manifesto nella rinnovata possibilità concreta dell'amore, messo al servizio di ogni creatura, dono da accogliere e da far fruttare (cfr Mt 25, 14-30). Il Regno deve, sì, essere cercato (Mt 6,33), ma a questa ricerca è promessa la gioia dell'adempimento (cfr. Is 25,6-10; Mt 8,14; 22,2-11; Ap 19,9).

72. Il giudizio sulla vita

Il percorso della storia, dell'individuo come di tutta l'umanità, trova il suo punto di arrivo nella ricapitolazione di tutto il creato, restituito al Padre, in Cristo (cfr. Ef 1,10; 1 Cor 15, 24-28). Ma già fin d'ora il Regno si viene attuando attraverso tutto ciò che viene costruito nella fede, nella speranza e nell'amore, grazie alla 'novità' che prorompe della resurrezione del Signore e dal dono dello Spirito (cfr. Gv 4,23; 1 Cor 13,8). L'arco della vita cristiana si tende tra il 'già' della Resurrezione e il " non ancora" della seconda venuta (parousìa) del Signore. La dimensione escatologica, pertanto, è essenziale al vivere dei cristiani (cfr. 1 VCor 7,29-31).

E' in questo contesto che ogni uomo pronuncia personalmente il giudizio sul senso della propria esistenza, un giudizio la cui urgenza è sottolineata dalla Scrittura con nettezza e severità. Il giudizio di Dio sulla nostra vita è estremamente serio, ma esso corrisponde alle scelte che noi operiamo nei fatti e il suo metro, inflessibile, è la messa in pratica da parte nostra dell'unico comandamento dell'amore (cfr. Mc 12,28-34; Gv 13,34; Mt 25, 31-46). E' per questo che la quotidianità, nella quale si compiono le nostre scelte, possiede un valore inestimabile. La consapevolezza della necessità di scegliere sollecita la libertà della scelta, libertà  che è vera solo quando opta per il Bene (cfr. Dt 30,19), che in ultima analisi coincide con la persona di Dio e con le persone dei fratelli.

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Ritorna, come tutti gli innamorati

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La pensava così ...

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"L'essenza di Dio non è il comando, ma il giudizio e l'amore. Ed è più vicino a Dio un ateo che tende alla dolcezza che un credente ipocrita e spietato". "Sono tentato di uscire di scena, sai? Perché un Dio non dovrebbe abbandonare la sua barca se la passione degli uomini non la spinge abbastanza? Sono tentato. Altre volte mi sono eclissato. E poi sono sempre tornato. Sai perché? Perché sono innamorato del mondo, non meno di te. E quando lo vedo degradare, dovunque io abbia deciso di sparire, non posso più restare, ritorno. Come tutti gli innamorati finisco sempre col pensare che l'oggetto del mio amore si corrompa senza di me, si svuoti. E che solo io posso salvarlo".

Michele Perriera
Scrittore e regista, tra i fondatori del Gruppo 63.
1937- 2010


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