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domenica 23 ottobre 2022

Piccola, grande Riflessione

 La Speranza, "virtus ipsa premium est".

Voi sapete che il termine speranza  nella tradizione filosofica classica è un termine estremamente debole, come d'altra parte anche l'agape. In buona sostanza, potrebbe dirsi che sperano coloro che non sanno, perché laddove io so (episteme) -cioè sto sulla cosa, la posseggo, la tengo in mano, posso decidere su di essa-, sulla base di questo sapere, progettoi. Naturalmente si potrebbe dire che vi è anche una "speranza buona". Platone, nel Fedone, ma anche altrove, parla di una euelpis, di una "buona speranza", ma anche qui la buona speranza non si avvicina assolutamenre al sapere, fa parte delle opinioni, delle doxai; come spiega Platone stesso, è bene opinare che l'anima sia immortale, che l'anima del giusto venga, dopo la morte, retribuita e abbia la sua ricompensa. Sperare questo può facilitare, può aiutare una buona vita nel senso che sperare in questo "aldilà" aiuta un comportamento virtuoso in questa vita; ma si tratta di opinioni che non hanno alcun fondamento, noi diremmo, scientifico. La grecità oscilla tra una visione di speranza assolutamente negativa e una visione di speranza che è derubricata in termini puramente morali. L'uomo virtuoso, l'uomo buono spera che la sua bontà, la sua virtù abbia anche una qualche ricompensa, ma non è affatto necessario perché, sostanzialmente, "virtus ipsa premium est": io sono virtuoso e questo mi basta.

Massimo Cacciari

 Filosofo, saggista, accademico, politico e opinionista

Nt. 05.06.1944

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