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venerdì 28 ottobre 2022

Cento anni fa. La marcia fascista su Roma

 Donald Sasson è professore emerito di Storia Europea Comparata presso il Queen Mary College di Londra. E' autore di un libro "Come nasce un dittatore. Le cause del trionfo di Mussolini".

 Nella ricorrenza del centenario della marcia fascista su Roma, tollerata se non addirittura favorita dai liberal-conservatori di allora, dalla monarchia dei Savoia e dall'area sociale più retriva del Paese, ci piace estrapolare appena tre riflessioni dal libro del prof. Sasson, riservandoci di tornare sul tema nei prossimi giorni. 

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Un'Italia uscita devastata dalla Prima guerra mondialer, pur vinta; 

un Parlamento fragile e passatista; 

la debolezza sul piano internazionale e la crisi economica; 

il malcontento della classe operaia e dei braccianti;  

il timore di una rivoluzione rossa; 

un Paese ancora incapace di concepirsi unito.

Ecco il perfetto terreno di coltura di una dittatura.


"Tutti coloro che detestavano il socialismo si erano scrollati di dosso le proprie differenze per acclamare le camicie nere, compreso chi era ricco da generazioni (e temeva di perdere i propri privilegi), chi s'era arricchito di recente (e voleva difendere il proprio status), e chi aveva perduto denaro e prestigio (e dunque era alla ricerca di un capro espiatorio).

Il liberalismo della classe media italiana era sempre stato assai superficiale. Prima della guerra aveva creduto a Giolitti e ai suoi perché non c'era nessun altro a cui dare fiducia, e un debole per la democrazia non l'aveva mai avuto. Ora tutte le sue frustrazioni, le vecchie come le nuove, venivano in superficie".

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La mattina del 30 Ottobre 1922 Benito Mussolini arrivò a Roma, non a cavallo, come forse avrebbe vagheggiato inizialmente, ma nel vagone letto di un treno notturno proveniente da Milano, consapevole che re Vittorio Emanuele lo avrebbe nominato presidente del consiglio e gli avrebbe dato l'incarico di formare un governo di coalizione,

Mentre il futuro Duce discuteva di strategie con i compagni di viaggio e rifletteva nel suo scompartimento, i suoi sostenitori si avvicinavano alla capitale: alcuni in automobile, altri a piedi, ma soprattutto a bordo di treni speciali, nolegiati con l'aiuto del governo. Era la cosidetta "Marcia su Roma", che aveva avuto inizio il 28 Ottobre.

Dieci anni dopo, in un diario scritto più che mai col senno di poi, Italo Balbo, uno dei violenti seguaci del Duce, asserì che fin dal principio il fascismo aveva la consapevolezza che il proprio destino fosse la conquista del potere attraverso un violento atto insurrezionale che avrebbe costituito una cesura tra la vecchia Italia e un nuovo paese emergente.

Accade spesso che coloro che agiscono illegalmente cerchino di procurarsi delle ragioni legali per giustificare quanto fatto. A volte i rivoluzionari insistono sulla legittimità delle proprie azioni, ignorando le scorciatoie che dovettero prendere. Nel caso di Mussolini avvenne piuttosto il contrario. Il Duce volle fingere di aver preso il potere con la forza, di averlo conquistato nel campo di battaglia, Ma la sua ascesa al potere, tecnicamente parlando, avvenne all'interno della legge. Come l'ex presidente del consiglio Giovanni Giolitti spiegò nel discorso di Dronero del 16 marzo 1924, Mussolini era stato nominato costituzionalmente, aveva prestato giuramento al re e alla Costituzione e presentato il suo programma al parlamento, al quale aveva chiesto e ottenuto pieni poteri.

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La violenza continuò indisturbata. Nell'aprile 1924 Giacomo Matteotti fece un appassionato discorso alla camera, denunciando non solo le violenze che avevano accompagnato le elezioni, ma anche il dilagare della corruzione nell'entourage di Mussolini, compreso suo fratello Arnaldo. Fu rapito e ucciso, forse su ordine dello stesso Mussolini.

L'assassinio di Matteotti si dimostrò l'ultima goccia per molti liberali italiani, Albertini incluso. Ma era un'ultima goccia arrivata troppo tardi. Il 3 gennaio 1925 Mussolini fece un fatidico discorso alla Camera. Dichiarò, com'è noto, che se la violenza era stato il risultato di un particolare clima politico, morale e storico allora lui e lui soltanto ne era  responsabile, dal momento che era stato lui e lui solo a creare quel clima. Naturalmente non era così. Quel "clima", per usare la sua espressione,  era stato originato da un complesso processo storico che Mussolini era stato abile a sfruttare, cosa che non gli sarebbe stato possibile se le élite italiane fossero riuscite a piegarlo ai loro fini. Ma ora queste si ritrovavano inermi, mentre l'uomo che avevano creduto una loro creatura si dimostrava un vero vincitore. Negli anni successivi  i vecchi partiti politici che avevano governato l'Italia furono sciolti (tramite la legge formulata dal giurista nazionalista Alfredo Rocco), i sindacati costretti a confluire nella Confederazione nazionale dei sindacati fascisti, fu creato un Tribunale speciale per la Difesa dello stato al fine di fronteggiare oppositori e dissidenti, la stampa fu imbavagliata, venne istituita una polizia segreta (l'OVRA) , fu introdotto un nuovo codice legale e i libri scolastici posti sotto stretto controllo dello stato. ...

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