Si
tratta dell’unica risposta possibile di
fronte a un mondo religioso che ha vissuto e vive con entusiasmo, ma anche con
qualche timore e un filo di disorientamento, le innovazioni di Jorge Mario
Bergoglio. Per questo l’impressione è che ieri si sia concluso «un» papato:
quello spettacolare, mediatico, acclamato dalle folle. E sia cominciata una
fase nuova, che archivia se non gli equilibri, gli umori del Conclave. E apre
un pontificato meno scintillante e più drammatico, sofferto: autentico.
Adesso il dialogo non è più solo con le piazze plaudenti ma con
una Chiesa pronta a seguire il Papa e insieme decisa a chiedergli certezze e
«governo». Francesco ne prende atto e addita «un cammino», lo chiama così, che
implica il riconoscimento di differenze profonde. Sa che deve ricomporle,
perché la sua idea del poliedro disuguale e reso compatto proprio dalle
diversità non può solidificarsi senza avere dietro una Chiesa convinta: la sola
in grado di accettare e amalgamare una complessità altrimenti a rischio
di frammentazione.
MARIA ANTONIETTA CALABRO', giornalista
La Relazione del Sinodo, 20 pagine approvata sabato sera,
è quindi sostanzialmente diversa rispetto alla Relatio iniziale presentata
all’inizio dei lavori, dal cardinale Erdo. Quindi prende le distanze e le
misure dalla posizione espressa dal cardinale Walter Kasper e dall’episcopato
tedesco. Su 62 punti della Realtio Synodi 59 sono stati approvati con la
maggioranza dei due terzi, e tre non l’hanno raggiunta: si tratta dei paragrafi
relativi alla ammissione alla comunione dei divorziati risposati,
dell’accoglienza pastorale degli omosessuali e della comunione spirituale (che
in realtà era concettualmente alternativo alla comunione per i divorziati
risposati). I tre paragrafi hanno comunque avuto la maggioranza semplice
di voti, ma con una formulazione molto diversa da quella che aveva aperto i
lavori.
MAURO DEL BUE, direttore di Avanti !
Ormai i partiti non esistono più. E l’ultimo esistente, ha ragione
Cisnetto, e cioè il Pd, è praticamente scomparso nelle forme conosciute. Lo era
sostanzialmente anche prima di Renzi. Iscriversi a un partito e avere gli
stessi diritti di uno che non lo è non ha senso. Siccome i congressi sono stati
sostituiti dalle primarie a cui possono partecipare tutti, sol che versino uno
e due euro, e sulle candidature funziona più o meno allo stesso modo, a che
serve iscriversi? Renzi vi ha aggiunto il potere carismatico. Lui decide, lui
sceglie, lui battezza e gli altri, i fedeli, possono solo assentire, meglio se
con entusiasmo, mentre chi contesta è un infedele, un gufo e un rosicone, e
rischia.
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