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domenica 12 ottobre 2014

Hanno detto ... ...

DONATO SPERONI, giornalista

Nel 1820, meno del 20% dell’umanità sapeva leggere e scrivere; nel 2000 questa percentuale aveva raggiunto l’80%. Nel 1880, la speranza di vita alla nascita, nella media mondiale, era ancora sotto i 30 anni. Nel 2000 è arrivata a quasi 70. Queste informazioni si possono ricavare dal volume dell’Ocse How was life? – Global well-being since 1820, diffuso nei giorni scorsi: una vera e propria miniera di dati e di confronti. Si tratta del primo lavoro storico che va “oltre il Pil”: prende in considerazione dieci campi del benessere e presenta anche un superindice che li riassume. 
Nel complesso, il miglioramento della qualità della vita in meno di due secoli è stato incredibile e l’umanità ha molte ragioni per essere orgogliosa, a condizione di non distruggere tutto nelle “tempeste perfette” di oggi. Il Rapporto ci dice che dall’inizio del ventesimo secolo le condizioni di vita nel mondo sono migliorate ovunque, con un’eccezione che merita grande attenzione e richiede anche maggiore ricchezza di dati: l’Africa subsahariana.

PIERLUIGI BATTISTA, editorialista del Corriere della Sera
Oggi i ragazzini che a Napoli hanno seviziato e massacrato un «cicciobomba» sentono che attorno ai soprusi contro i grassoni non grava quell’atmosfera di indignazione morale che oggi giustamente circonda chi si appella in modo offensivo nei confronti di una minoranza religiosa, di una diversità sessuale, di una distanza etnica e razziale. Percepiscono rozzamente che il grasso se l’è cercata, che le intimazioni della nuova dittatura salutista trovano in quel loro compagno così deturpato dai rotoli di ciccia un ostacolo caparbio e ostinato. 
Non sono magri, snelli, slanciati, asciutti, in forma? Colpa loro che non seguono diete, non fanno sport, non sanno adeguarsi agli imperativi del «mangiar sano», non espellono calorie, non vanno in palestra. E ci costano. Sono vulnerabili alle malattie, non dureranno a lungo secondo gli algoritmi messi a punto dalla sapienza medica, dai guru del benessere, degli strateghi della salute e delle diete forsennate.

MAURO DEL BUE, direttore di Avanti!
Una ragazza curda prima ripresa sorridente e con il segno di vittoria, poi fotografata senza testa, agitata a mo’ di trofeo dai guerriglieri dell’Isis. Sarebbe una delle tre ragazze decapitate. Poi l’immagine di una serie di corpi brutalizzati e ammassati. Il presidente del Consiglio Renzi ha parlato in televisione della fucilazione di bambini, della vendita di ragazze, schiavizzate. È incredibile registrare il fatto che la diffusione di queste orribili, selvagge scene di morte sia opera dei carnefici che pensano di pubblicizzare così la loro forza e di fare ulteriori proseliti. A poche centinaia di metri é situato il confine della Turchia che non si muove, si interroga, riflette sul da farsi. È perplessa sulla scelta di difendere i curdi o lasciarli massacrare.
Secondo fonti curde i morti di Kobane sarebbero già tra i 150 e i 250, ma si teme un vero e proprio massacro di coloro, prevalentemente anziani, che sono rimasti in città. Si paventa una nuova Srebrenica, ove si consumò la strage di 8.000 civili. La comunità internazionale si è mobilitata, ha creato una coalizione formata anche dai paesi arabi disponibili. Si è voluto tenere fuori Iran e Siria, per motivi politici, quando forse era opportuno coinvolgere anche loro, soprattutto per la necessaria azione di terra. È evidente che gli americani, dopo la vicenda irachena e gli impegni in Afghanistan, vogliano limitarsi ad azioni dal cielo. In fondo non costano sacrifici di vite umane, se non di quelle, anche innocenti, di chi le subisce. Ho sempre pensato che bombardare sia più crudele che affrontare a viso aperto il nemico. Certo la battaglia di terra costa vite umane proprie, il bombardamenti costano vite umane altrui. È più nobile?

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