LUCA
7, 11-16
GIOVINETTO, A TE DICO: DESTATI !
11 E avvenne in
seguito che andò verso una città chiamata Nain, e andavano con lui i suoi
discepoli, e molta folla. 12 Ora quando si avvicinò alla porta della
città, ecco che era accompagnato un morto unigenito figlio di sua madre, ed
essa era vedova, e una folla considerevole della città era con lei. 13
E vistala, il Signoresi commosse su di lei e disse a lei: Non piangere! 14
E, avanzato, toccò la bara - ora i portatori stettero -e disse: Giovinetto, a
te dico: destati! 15 E sedette sopra il morto e cominciò a parlare e
lo diede a sua madre. 16 Ora spavento prese tutti e glorificavano
Dio dicendo: un profeta grande fu
destato tra noi, e visitò Dio il suo popolo. 17 E questa parola su
di lui uscì nell’intera Giudea e in
tutto il paese circostante.
TESTO ARBERESHE Nd’atë mot Jisui vate te një katund i thërritur Naim, e vejin bashkë me atë shumë ndër dishipulit e tij, edhe shumë gjindje. Si u afrua te dera e katundit, njo se silljin përjashta një të vdekur, bir i vetëm i së jëmës, dhe kjo ish vejushë dhe ish edhe shumë gjindje e katundit bashkë me atë. Dhe si Zoti pa atë pati lipisi për atë e i tha asaj: “Mos qaj”. E si u qas, ngau tavutin; ata çë e qelljin qëndruan, e tha: “Djalòsh, tyj të thom: greu”. Dhe i vdekuri u ngre e zu e foli, e ja dha së jëmës. Dhe i zuri trëmbësia gjithëve, e lavdërojnë Perëndinë, tue thënë: “Një Profit i madh u ngjall ndër ne. Dhe Perëndia vizitoi popullin e tij”.
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Brano del Vangelo di Luca proclamato in questa domenica nelle Chiese di rito bizantino
L’uomo compie il male, cadendo nelle
tentazioni del potere, del possesso, e dell'orgoglio nel vano tentativo di allontanare da sè la morte. Oggi la scienza, la cultura ed ogni risorsa umana è finalizzata al tentativo di sconfiggere, o quanto meno di allontanare, la morte.
L’uomo è istintivamente spinto
dal desiderio impossibile di salute e di vita, che sempre però viene infranto
dal potere della morte.
In questo brano ogni uomo, con i
suoi problemi di fondo, è invitato a confrontarsi con la promessa fatta nell'Antico Testamento ad
Israele, la promessa di salvezza.
Il figlio della vedova è
descritto con parole che alludono a Gesù stesso morto e risorto: è il “figlio unigenito”,
“alla porta della città”, si “desta” e,
al suo destarsi, si parla di “un grande profeta destato fra noi”.
L’autore del Vangelo opera uno scambio
di figura; questa sovraimpressione Gesù/figlio unico morto/destato sta a indicare
la sua misericordia. Essa lo porterà a
venire incontro alla nostra miseria, fino a identificarsi con noi e perdere sé
per salvare noi.
Il racconto vuole suscitare fede
nella misericordia per i piccoli e per i piangenti, per ogni uomo, che è piccolo
e piangente di fronte alla morte.
Piccolo perché assolutamente
indifeso; piangente perché irrimediabilmente offeso.
Si intende dare speranza là
dove nessuno può averne. Perché l’uomo
muore; e, quando vive, vive nel dolore della morte altrui e nell’attesa della
propria morte.
L’intero Vangelo si propone di
estinguere tutte le tenebre che recano morte alla vita e di restituire la vita (fiducia)
alla vita: la madre che ritrova il figlio morto.
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