In un blog precedente (parte I con lo
stesso titolo del presente) sono stati proposti dei testi (documenti e
riflessione per offrire ai lettori elementi utili per dare una risposta alla domanda
"Perché la festa della Madonna della
Favara è celebrata dal clero greco?". Di
seguito sono riportati altri testi al riguardo, senza la pretesa che possano
concludere le riflessioni su tale argomento, per cui potrebbe risultare utile,
nei prossimi blog, riportare dei testi che i lettori possono mettere a
disposizione. Non saranno presi in
considerazione testi proposti da lettori anonimi.
La cronistoria della
processione dell'otto settembre in particolare e delle celebrazioni del clero
greco nella chiesa della Madonna della Favara in generale, va contestualizzata
in una più ampia visione della storia religiosa di Contessa, tenendo presente i
rapporti tra clero e fedeli delle due parrocchie, caratterizzati sia da momenti di contrasto sia da momenti di collaborazione.
I primi due secoli di convivenza tra
“greci” e “latini” a Contessa possono essere considerati momenti di dialogo,
che comincia però a venir meno già nei primi decenni, che seguono la
costituzione della parrocchia latina (1698), come documentato da quanto di
seguito riportato, testo estratto dal manoscritto
"Fatti
storico-canonico-giuridici in difesa delle proprietà e dei diritti del parroco
e del clero greco della terra di Contessa contro le pretensioni ed usurpazioni
del coabitante clero latino fatta secondo la consulta dei migliori lumi della
capitale di questo regno nel 1771”,
documento conservato presso la parrocchia
greca:
“…..quei
di rito latino a tal che verso il 1750
vedendo aumentato il loro numero di avventizi al pari quasi di quello
degli albanesi e prevalendosi delle astuzie, animarono (sotto pretesto di zelo,
di religione nell’ingrandire i sacri templi) tutto per intiero popolo della
Contessa a contribuire, ognuno secondo le proprie forze e colle fatiche
personali i poveri, all’ingrandimento della loro parrocchia, e comeché le
famiglie più comode sono appunto quelle degli albanesi in quella terra, vi
accorsero quegli più d’ogni altro all’ampliamento di quel tempio, e molto più
che era loro proprio. I latini però terminato che fu il materiale di tutta
la fabbrica vi posero una lapide,
in cui si stava scritto qualmente quel tempio era stato eretto a spese dei
latini e che perciò non più ai greci ad essi pell’avvenire spettava. Tosto si
opposero i greci contro i latini nella corte vescovile di Girgenti: vinsero
la causa, strapparono l’affissa
ingiusta lapide piantata in un fondo alieno coll’exequatur della medesima Corte
vescovile e per torre, in futurum, ogni pietra di scandalo, si divenne tra
il clero greco e latino ad un
Accordium",
sollecitato ed
approvato dal vescovo. Il sei settembre 1754
viene infatti sottoscritto dal clero di rito latino e dal clero di rito
greco, presso il notaio don Salvatore Schirò di Contessa, la nota Transazione, che precisa per iscritto, e
dettagliatamente, i diritti spettanti a ciascuna delle parti, secondo la prassi
seguita dai due cleri e, in generale, richiamata nel decreto di istituzione
della parrocchia latina del 1698.
La definizione del testo della Transazione è preceduta da due memoriali del 1753 (uno del
clero greco ed uno del clero latino), inviati al vescovo di Girgenti, il quale
con lettera, inviata al curato greco ed al curato latino di Contessa, ordina
la pubblicazione della minuta dell' accordo, dai medesimi proposto e
inserito nel decreto vescovile del 21 agosto del 1754, precisando anche di
"… ridurla nelli Rolli sì del rito greco, quanto latino, correndo a carico
vostro la indennità della medesima. Tanto eseguirete sotto pena di onze
50……". Tale Accordium è sottoscritto dai curati e dal clero latino e greco
il sei settembre 1754 presso il notaio Don Salvatore Schirò di Contessa.
La Transazione però non risolve
definitivamente i contrasti tra greci e latini, di cui si hanno, fino a tempi
recentissimi, abbondanti riscontri negli
archivi delle due parrocchie e nella memoria popolare (episodi di
collaborazione e di contrasti, sentenze civili ed ecclesiastiche, direttive del
vescovo, ecc.). Di seguito sono riportati gli episodi più significativi.
Nel citato manoscritto del 1771, quindi
pochi anni dopo la Transazione del 1754, viene documentato un episodio di
contrasto tra clero greco e clero latino in merito alla processione:
"……..Questa Transazione del 1754, anno in cui fu fatta, sempre ha avuto
tutto il suo vigore e nella festa sopradetta dell’otto settembre sempre é stata
tutta per intero solennizzata dal clero greco, ed il parroco greco ha avuto
il primo luogo nella processione, anche quando vi é intervenuto il parroco
latino inferiore a quello anche per tutti i sopradetti motivi. Dacché poi il
parroco greco (Giovanni Musacchia) fratello maggiore del parroco latino
(Michelangelo Musacchia) presente, per mancanza di vista non ha potuto
intervenire alla sopradetta processione, ha designato il suo greco cappellano
sacramentale sacerdote Don Nicolò Chetta, per supplire le veci del parroco
greco: solennizzò il Vespro, messa cantata, ed altre solite funzioni nella
sopradetta chiesa di Maria della Favara….Nel punto però che stava per sortire
tale processione, ….i latini pretendevano che la processione spettava ad
essi, ….". In tale circostanza viene applicata la Transazione, ma
provoca reclami al vescovo di Girgenti, di cui si ha, anche per gli anni successivi, ampia documentazione nella già
citata storia di Contessa di Atanasio Schirò.
Il clero latino ha formalmente
contestato più volte la validità della Transazione sia in sede ecclesiastica
che civile, senza tuttavia ottenere responsi favorevoli, come risulta dal
Decreto dell’arcivescovo di Monreale del 10.11.1900 (con richiamo della
sentenza civile del 1845) di seguito riportato: " “Domenico Gaspare
Lancia, arcivescovo di Monreale,
*veduta la istanza del parroco
latino di Contessa Entellina e i documenti dal medesimo prodotti,
*vedute le repliche del parroco
Greco alla istanza sudetta,
considerando
*che con sovrano rescritto del
9 agosto 1845 onde porsi termine
alle questioni allora insorte tra i due Cleri, latino e greco, fu disposto
doversi eseguire la transazione del 1754, con la quale erano stati stabiliti i
rispettivi diritti e prerogative circa alla festività di Maria SS.ma di tutte
le Grazie, che si celebra il dì 8 settembre d’ogni anno nella chiesa medesima,
*che di fronte a tale rescritto,
fondato sulla osservanza delle transazioni anzidette, ultrasecolari, sia opera vana quella di rinvangare il
passato sull’origine del locale di Contessa e su tutt’altro addotto dal Parroco
latino, la sovrana determinazione mirò certamente a che non si
risuscitassero più oltre i dissidi tra le due parrocchie, ed essa ha tutta
l’importanza e tutto il valore per troncarsi ogni questione sul proposito,
*che tuttavia, trattandosi di due
Curati, i quali ricevono la missione dall’Arcivescovo, l’uno pel gregge latino
e l’altro pel gregge greco, e quindi sottoposti nell’esercizio dei rispettivi
diritti alla di lui superiore Autorità, ben può
l’Arcivescovo prescrivere le modalità del detto esercizio per la forma e per
tutt’altro che possa occorrere onde evitare delle collisioni e dei disturbi tra
i due cleri,
dichiariamo
che si debba stare fermi all’osservanza del passato circa l’esercizio dei
rispettivi diritti e prerogative dei due Cleri salvo secondo i casi i provvedimenti da emanarsi dalla Suprema
Autorità Vescovile per modalità del detto esercizio".
Costituiscono invece testimonianza di dialogo
e di collaborazione tra le due parrocchie i periodi in cui, per inagibilità della chiesa
della Madonna della Favara (1843 e dopo il terremoto del 1968), alla parrocchia
latina dal clero greco viene concesso l’uso temporaneo della Chiesa delle Anime
Sante, come documentato dal testo della lettera del clero latino inviata al clero
greco per l’uso della chiesa del Purgatorio nel 1843:
“Reverendissimi Signori, questa notte con sommo nostro
cordoglio si é rovinata circa una metà di muro della venerabile chiesa,
dedicata a Maria Santissima di tutte le Grazie, volgarmente della Favara,
addetta a Chiesa latina, tirando seco la volta appoggiata. In mezzo al grave
danno vi é stata quella di vari sacri arredi ed immagini e particolarmente
quello prodotto in parte sull’eccellente Bara dedicata alla lodata nostra
Signora; si é, in mezzo a tanta afflizione, avuta la consolazione che il
Divinissimo, sito nella sua Tribuna dell’Altare Maggiore, ed il venerabile
Simulacro di Maria Santissima si preservassero illesi per essere rimasto il Cappellone.
In tale lacrimevole disgrazia preghiamo Lei, acciò con la
solita bontà, e per quella buona armonia, che ha esistito tra l’uno e l’altro Rito, sia compiacente
permetterci che nella di lei Chiesa del Purgatorio sia trasportato il
Divinissimo con una alle sacre Immagini, dandoci nel tempo istesso libertà di
amministrare i Sacramenti, cantare Messe ed esercitare tutte le sacre Funzioni
del nostro Rito, senza perciò sentirsi
Lei impedito ed il suo clero presente e futuro di poter continuare a
cantare Messe, Vespri, che per consuetudine vi hanno sin’ora celebrato e tutti
i diritti, che vi hanno sin’oggi e che le appartengono come Curato e Rettore di
queste Chiese Greche; obbligandoci di lasciare libera al menomo di Lei
avviso, e successori, essa quante volte servirà loro per trasferirgli il
Divinissimo in qualche urgente circostanza che Dio non voglia, alla Madre
Chiesa, avendo la compiacenza allora di concederci altra Chiesa a Lei
dipendente”.
(firmato dal clero latino:
Giuseppe Maria Ferrara, Leonardo Lala e Antonino Rizzuto).”
Momento di dialogo è certamente anche
l’anno 1838
quando tutti i contessioti contribuiscono con offerte in denaro e di prodotti
vari a raccogliere i fondi necessari per costruire la monumentale e artistica
“vara” (è parroco della Chiesa greca, in tale anno,
don Epifanio Lojacono e membri del Comitato don Giacomo Parrino, Don Giuseppe
Plescia ed il Signor Giovanni Cuccia).
Molti contessioti sono ancor
oggi in grado di raccontare contrasti vivaci ed episodi particolari riguardanti
la processione dell’otto settembre 1943, che si svolge regolarmente, nonostante
i tentativi di impedirla (tenendo la chiesa chiusa, per il coprifuoco bellico,
cessato per l’armistizio però il giorno della festa).
Altri contrasti recenti tra “greci” e “latini” si sono verificati
nel 1958 per la costituzione della parrocchia rurale di Piano Cavaliere
e per la Bolla papale di Giovanni XXIII “Orientalis Ecclesiae” del 1960 (parrocchie latine trasferite
sotto la giurisdizione dell'Eparchia di Piana).
Possono essere considerati episodi minori
nella cronistoria dei contrasti tra le due parrocchie: prassi nella processione del SS. Sacramento
(giorno, ora, itinerari), espedienti per impedire l’uso dell’organo o delle
campane durante le celebrazioni dei “greci” nella chiesa della Madonna della
Favara, partecipazione o assenza del clero nelle celebrazioni o processioni
dell’altra parrocchia, passaggi di rito, diritti sulle chiese minori (S. Rocco,
Purgatorio, S. Rosalia, Odigitria).
E’ molto recente invece una
testimonianza di dialogo tra le due parrocchie: nel mese di gennaio 2006, i
fedeli di rito bizantino e quelli di rito romano insieme hanno partecipato a
celebrazioni liturgiche, organizzate dai due parroci di Contessa nell’ambito
dell’annuale “Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani”, sia nella parrocchia greca sia nella parrocchia latina.
Tra i contrasti tra le due parrocchie, manifestati in tempi
recenti, è rimasta viva nella memoria
popolare, l'angosciosa esperienza vissuta dal primo al 14 agosto 2009, quando è stata impedita
al clero greco ed ai fedeli la
celebrazione della Paraclisis nella chiesa della Madonna della Favara, rimasta
chiusa.
Questa
esperienza, il trasferimento dei due parroci e la nomina nel 2011 dei nuovi amministratori parrocchiali, che finora hanno testimoniano piena collaborazione tra le due
parrocchie, meritano uno spazio ed una riflessione a parte.
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