Estrapolato dal giornale La Repubblica
La furbizia è
dalle nostre parti il motore di ogni ambizione smodata, di ogni sorpasso
sleale, di ogni resistenza alle leggi della democrazia. Ed è talmente radicata,
da mescolarsi al contesto sociale e politico in un modo uniforme che la rende
quasi invisibile. Eppure basterebbe poco per farla risaltare in tutta la sua
grottesca banalità.
Basterebbe chiamare le cose col loro nome.
Il
deputato regionale che fa finta di essere
presente in aula per non pagare la multa che la norma impone non è furbo, ma
truffatore.
La signora della Palermo-bene che se ne frega della raccolta
differenziata dei rifiuti e butta l' immondizia per strada non è furba, ma incivile.
I dipendenti dell' Ars che con
stipendi da nababbi ispirano una crociata sindacale a difesa di un privilegio
sopportabile quanto un calcio negli stinchi non sono furbi, ma sfrontati.
In tempi di furbizia endemica, il problema del governo ladro non è più la pioggia ma la concorrenza: si è tentati di rubare tutti perché, come si dice, con la volpe conviene volpeggiare. Difficile capire se sia nato prima l'uovo, la gallina o il ladro di polli. Di certo c' è che gli esempi di furbizia istituzionale in Sicilia sono sempre stati fulgidi.
Cuius regio, eius religio.
I sudditi seguono sempre la religione del proprio governante. E la nostra
"religione" politica è famosa per gli altissimi livelli di bassezza.
da La Repubblica
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