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mercoledì 5 luglio 2023

I corleonesi. Quell'espressione che per decenni ha demonizzato un'area territoriale dell'Isola

 La guerra di mafia degli anni Ottanta (1)


La Mafia si introdusse
prioritariamente nell’edilizia
 e negli appalti pubblici,
 attraverso favori illeciti, uso
illegale nella concessione di
licenze e appalti.

Si agevolò
per questa via l’ingresso della
 mafia in numerose attività
economiche, attraverso
l’appoggio di notabili o
gruppi di politici locali,
 tramiti  indispensabili per
esercitare il controllo di
varie attività. 

Ai primi degli anni '90 del Novecento l'intero Mezzogiorno d'Italia rimbalzò all'attenzione dell'intero Paese;  la -da sempre- irrisolta, perchè mai affrontata, povertà socio-economica del territorio, cominciò a evidenziare che quel poco di tessuto imprenditoriale esistente in realtà si andava palesando come un intreccio tra politica ed affari. 

E c'era ancora dell'altro; andava sempre più emergendo su più parti del territorio della Sicilia la sussistenza come di un vero intreccio tra politica e criminalità organizzata. La criminalità mafiosa godeva come di una fase di sviluppo e il suo raggio d'azione si era esteso fino alla Puglia (Sacra corona unita) ed anche oltre, comprendendo anche  la ndrangheta calabrese.

  La Sicilia, tradizionale terra di origine dell'organizzazione mafiosa, rimase comunque il territorio di diramazione su tutto il territorio nazionale di tutte le attività mafiose: racket, droga, vessazioni alle attività edilizie civili dalle opere pubbliche agli appalti e alle relative forniture, soprattutto a quelli gestiti dal più grande ente locale al paesino più isolato.

 Quando le attività criminali venivano individuate e perseguite, e non sempre avveniva, le Prefetture sospendevano le amministrazioni colluse con gestioni commissariali in vista di poter riattivare, dopo qualche tempo, la normalità amministrativa.

 (Segue)

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