Alle origini di Roma
Già sul finire del VI secolo a.C. (si indica sui libri il 510 a.C.) l'ultimo rex, l'etrusco Tarquinio Prisco, venne cacciato dalla città che volle trasformarsi in "repubblica". In via pratica il governo della città fu affidato a due magistrati per la durata di un anno, con l'obbligo che a fine mandato rendessero pubblico resoconto degli atti compiuti. Nel nuovo contesto repubblicano sorsero, nello scorrere degli anni, in città nuove e diffuse "assemblee popolari" che sottrassero numerose attribuzioni e competenze che originariuamente competevano ai due magistrati. Non si trattava di competenze di poco conto:
1) -- il potere di condannare a morte, che era stato già competenza del rex, fu attribuito all'Assemblea che in quel compito si autoproclamava Comizio centuriato.
2) -- col nuovo regime repubblicano, verosimilmente Roma non divenne una democrazia sul modello greco, comunque la sensazione sembrò loro di essere approdati ad un regime di maggiore libertà, che essi denominarono cittadinanza: Civis romanus sum. Che stava a significare che non si era più sudditi e che la Repubblica era tenuta a garantire detto status.
3) -- Già a partire dal III secolo a.C. le istituzioni repubblicane sembrò che stessero entrando in crisi. Attraverso vari passaggi e quasi inesorabilmente Roma intraprese un nuovo corso che la condusse a diventare, inizialmente, un principato e poi un impero.
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