Politica è saper leggere i fenomeni sociali che avvengono e provare a guidarli.
DATI STATISTICI
La spesa delle famiglie ha segnato rispetto all’anno precedente (+5,5% nel 202 rispetto a +4,9% del 2021), mentre la spesa per gli investimenti è aumentata del 9,4% raggiungendo una quota di Pil pari al 21,5%: il più elevato dell’ultimo decennio. E ancora: c’è stato un aumento dell’occupazione di 500 mila unità (pari al 2,4%), sebbene questo aumento non abbia riguardato i giovani e le donne.
L’ammontare dei bonus sociali, pensati per mitigare l’impatto sulle famiglie della crescita dei prezzi dei beni energetici, è in media di 992 euro per famiglia beneficiaria e oltre il 90% del valore totale della spesa va alle famiglie più povere, quelle nei primi due quinti di reddito.
È ancora scarsa la percentuale delle imprese che si occupa di innovazione, una su due (50,9%). Ma c’è un notevole gap di produttività tra chi la fa e chi non la fa: quasi il 40%. E questo potrebbe essere una spinta per cominciare a investire nell’innovazione. Scarsa la percentuale di giovani sotto i 35 anni che ha una sua impresa: appena uno su dieci circa (11,7% 500 mila in numero assoluti), mentre quella delle donne è arrivata ad essere quasi una su tre (il 27%, + di un milione e 200 mila).
Il clima. Sarà per i disastri ambientali che avvengono sotto i nostri occhi, sarà per lo smog che attanaglia le città: fatto sta che il 70 per cento della popolazione sopra i 14 anni considera il cambiamento climatico o l’aumento dell’effetto serra tra le preoccupazioni prioritarie. Tra le maggiori criticità dell’ambiente italiano, l’Istat segnala che «si dedica attenzione: alla scarsità delle risorse naturali, con particolare riguardo all’acqua (perdiamo il 42% dell’acqua potabile a causa della rete idrica danneggiata); alle emissioni di gas climalteranti, alla mobilità e agli effetti della qualità dell’aria». Tra le azioni messe in campo viene riportato «il quadro dell’espansione dei boschi e delle aree protette, sia terrestri sia marine, la gestione dei rifiuti solidi urbani e lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili».
L'istruzione dei nostri giovani: nel 2020 il flusso di laureati in rapporto alla popolazione di età 20-29 anni è arrivata ad essere quasi in linea con la media europea: per le lauree di primo livello rappresenta il 31,3 per mille (34,3 per la Ue a 27), con una crescita di 7 punti rispetto a dieci anni fa, il 2013 per le lauree magistrali rappresenta il 21,1 per mille in Italia e il 22,1 per mille nell’Ue 27; infine, i laureati (di qualsiasi livello) in discipline Stem nel 2020 rappresentano il 16,5 per mille, 1,9 punti sotto la media Ue. La brutta notizia è quella relativa ai cosiddetti neet, i giovani che non studiano e non lavorano: sono 1,7 milioni di giovani, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni. Siamo sopra la media europea di circa 7 punti e più alta di noi c’è soltanto la Romania.
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