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lunedì 26 maggio 2025

Un Personaggio

 

Thomas Mannnacque a Lubecca nel 1875. Suo padre era un ricco commerciante di cereali e console d’Olanda, sua madre era brasiliana e appassionata di musica. Mann non fu uno studente brillante, ma ben presto rivelò un grande talento letterario. Alcuni anni dopo la morte del padre, avvenuta nel 1891, la famiglia si trasferì a Monaco di Baviera. Inizialmente lo scrittore lavorò per una compagnia di assicurazioni, in seguito s’iscrisse all’università. Nel 1898 pubblicò una raccolta di novelle Il Piccolo Signor Friedmann (Der kleine Herr Friedemann). Durante un viaggio in Italia, cominciò a scrivere il suo primo romanzo I Buddenbrook (Buddenbrooks - Verfall einer Familie), pubblicato nel 1901, che racconta la storia di un’agiata famiglia di mercanti di Lubecca e del loro declino economico attraverso quattro generazioni, dal 1835 al 1885. Il romanzo segue la tradizione del realismo ottocentesco che racconta anche il declino di Lubecca e della borghesia europea.     


Il vivere dell’uomo



«Che cos’era dunque la vita? 

Era calore, prodotto calorifico di una inconsistenza 

che riceveva forma, febbre della materia di cui era 

accompagnato il processo di continua decomposizione e 

ricomposizione delle molecole d’albumina, di costituzione 

complicata e meravigliosa. Era l’esistenza di ciò che 

non può esistere, di questo bilanciarsi a gran fatica, 

fatica dolce e dolorosa insieme, sul punto dell’essere... 

Non era materia e non era spirito. Era qualcosa fra i 

due, un fenomeno, un portato della materia, simile 

all’arcobaleno sulla cascata, simile alla fiamma. 

Ma quantunque non materiale era sensuale fino al piacere 

e alla nausea, era la spudoratezza della materia diventata 

sensibile, era la forma impudica dell’essere. 

Era un agitarsi segreto e sensibile del gelo pudico dell’universo,

 un’impurità voluttuosa e nascosta di assorbimento del nutrimento 

e di escrezione. Era il lussureggiare reso possibile da un pareggio 

della sua instabilità e costretto in leggi congenite di formazione, 

era lo svilupparsi e il costituirsi di un turgore fatto di acqua, 

albumina, sale e grassi, che si chiamava carne e diventava 

forma, nobile immagine, bellezza, ma che nello stesso tempo 

significava compendio d’ogni sensibilità e desiderio».


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