StatCounter

domenica 11 maggio 2025

Donald Trump ed i suoi “ordini esecutivi”

Ordini esecutivi
sono provvedimenti che hanno effetto
immediato con cui un presidente
introduce delle modifiche a livello
federale senza dover passare
dall’approvazione del Congresso. Nella
pratica si tratta di direttive rivolte a
enti subordinati al ramo esecutivo,
come le agenzie federali, alle quali si
ordina di fare qualcosa o di limitare
l’applicazione di qualcosa che è già
in atto.




Nei primi 100 giorni di governo,

Trump ha emesso 130 Ordini Esecutivi

 Al blog, al curatore e ai collaboratori ha sempre incuriosito cosa siano quegli “Ordini Esecutivi” con cui Trump, con grande esibizionismo, ordina, dispone, modifica l’ordine giuridico degli USA come se fosse un despota, un padrone di casa e non il Presidente di un Paese che ci e’ sempre stato presentato come democratico e retto secondo le linee di una Costituzione.

  Nella nostra convinzione c’è probabilmente qualcosa che non corrisponde alla realtà istituzionale di quel paese. Pare ci sia, sussista, una certa debolezza strutturale della democrazia americana, quando si va a scoprire lo scostamento da alcuni fondamentali principi delle liberaldemocrazie europee: una reale separazione dei poteri, e una effettiva tutela delle minoranze e dei diritti civili, cuore dello stato di diritto

  Ed allora! Negli Stati Uniti lo stato di diritto più che dall’assetto istituzionale è stato in passato assicurato dal comportamento delle élites politiche, ispirato a valori liberaldemocratici. Un comportamento che oggi con un personaggio come Trump appare però radicalmente mutato e non può più garantire un corretto esercizio del potere.

Ma… cosa sono questi Ordini Esecutivi?

Per quanto ci e’ dato ricordare dagli studi di diritto pubblico questi cosiddetti Ordini Esecutivi sono dei plateali esempi di una mancata separazione dei poteri: 1) si tratta della possibilità concessa al Presidente di ricorrere, appunto, a Ordini Esecutivi immediatamente operativi, che – al contrario dei nostri decreti legge – non hanno bisogno di ratifica legislativa da parte del Parlamento (ossia il Congresso di Whasington). E però  2) Il Congresso, attraverso il cosiddetto «potere della borsa», può negare al Presidente le risorse necessarie a sviluppare le sue politiche, ma è molto difficile ed improbabile correggerle a posteriori in caso di impegni militari (come avvenuto in Vietnam, o in Irak), o quando si sia già ritirata l’adesione a trattati o istituzioni internazionali.

Nessun commento:

Posta un commento