Brevi Riflessioni n. 10
Nel 381 viene eletto alla sede episcopale di Costantinopoli, nuova capitale dell’Impero Romano, Nettario il cui governo sarebbe durato sei anni. Era quello un periodo in cui molti vescovi, per le ragioni più varie frequentavano la capitale. In questo contesto ed in queste circostanze l’apparato burocratico imperiale ritenne opportuno convocare in periodi prefissati questi prelati congiuntamente al titolare della sede costantinopolitana sia per studiare che per prendere decisioni su questioni ecclesiastiche (che fino allora facevano capo all’imperatore da solo). In questo scenario e contesto sorse la struttura del “sinodo permanente” che sino ai nostri giorni assiste i vertici ecclesiastici del patriarcato dell’antica Costantinopoli, oggi Istambul, contrariamente al potere tuttora personale in capo al Papa nella struttura della Chiesa romana.
All’Arianesimo si era fatto fronte asserendo che il Figlio di Dio era “della stessa natura” del Padre”. Questi era il Verbo, ma era anche uomo. Si dovette quindi affermare che questi aveva due nature (la divina proclamata a Nicea e quella umana). I passaggi non furono facili né indolori (…apollinarismo) e fu il concilio di Costantinopoli del 381 a proclamare la natura umana completa di Cristo.
(Segue)
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Sergio Zavoli: è stato giornalista, scrittore, politico e conduttore televisivo italiano (21 settembre 1923, Ravenna—4 agosto 2020, Roma). Da un testo da lui curato abbiamo estratto q.s.:
«Il mio maggiore desiderio è questo: vorrei arrivare consapevole al momento della mia morte, che è il più importante della vita. Vorrei poter guardare in volto il Mistero ad occhi aperti».
La Storia del Cristianesimo non è,.., la profezia incarnata? Dio entra nella nostra storia, questa è la promessa, assicurandoci il percorso inverso. E’ l'annuncio che fa tutt’uno di Dio con noi, e di noi con Dio. Quest’unità si incardina in Gesu’, morto sulla croce. Che si fa uguale all’uomo per condividerne tutto, dalla nascita alla morte. Nessun’altra religione ha un fondatore l’oltraggiato, l’ucciso con un’esecuzione atroce e disonorevole, dopo una vita pubblica durata, all’incirca, tre anni. Maometto, profeta, capo militare, statista, morì vecchio e onorato. Buddha -che spesso, e a ragione, viene considerato un alto termine di confronto per il cristianesimo- Buddha l’illuminato, vide diffondersi la sua dottrina, crescere a dismisura il numero dei discepoli, e morì in pace a ottant’anni avendo già conosciuto il Nirvana, cioè la liberazione dal dolore. Sul suo viso, guardate, e’ disegnato un ineffabile, perenne sorriso. Confucio, l’altro grande saggio dell’Oriente, visse senza tormenti, circondato dal rispetto di tutti, in pace con se’ e con gli altri. Questo non è accaduto per Gesu’. E lo scandalo è così straordinario che i cristiani, per mille anni, non hanno osato rappresentarlo con lo strazio della croce.Il Cristo dei primi secoli e’ il Buon pastore, quello dell’epoca bizantina ha sulla croce i segni della maestà e della vittoria sulla morte. Ma proprio questo è il suo primato: l’essere al centro del dolore del mondo e viverlo fino alla morte, una morte consumata secondo il patimento, la paura e persino la solitudine dell’uomo. Questa centralità del dolore condiviso e’ il segno che Dio sceglie di essere noi. Pascal dice: “Gesù è il mediatore senza il quale ogni comunicazione con Dio viene cancellata”. E’ un’espressione nella quale mi riconosco, senza per questo ignorare che altri spiriti, religiosi e laici, si affidano a convinzioni diverse, che profondamente rispetto.
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