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venerdì 22 marzo 2024

Intelligenza artificiale

 Su tutti i media, forse per appassionare, incuriosire e probabilmente per spaventare un poco, si parla di Intelligenza artificiale. 

Da quanto è dato capire si tratta, almeno ad oggi, di una ulteriore spinta a quella che da alcuni decenni conosciamo come la rivoluzione digitale. 

 Chi ai nostri giorni non possiede un telefonino con più “app” che ci consente in pochi istanti di assolvere a più funzioni? E però ancora nessuno ha definito il proprio smartphone “intelligente”.

 C’è quindi da immaginare che l’intelligenza artificiale non è altro che una tecnologia molto più avanzata che potrebbe imitare alcune capacità che finora sono state prettamente di pertinenza dell’essere umano. Avrà capacità di calcolo in massima rapidità e di notevole complessità.  Sarà sicuramente una potente tecnologia che farà saltare, nelle fabbriche e nei posti di lavoro, tante funzioni oggi assolte dall’essere umano. E già immaginiamo che le aziende preferiranno “intelligenze artificiali” piuttosto che lavoratori in carne ed ossa per la semplice ragione che verranno meno le rivendicazioni sindacali e ovviamente le assemblee d’azienda.

 Cosa altro dire? Sicuramente saranno sistemi utili per subentrare nelle lavorazioni ripetitive e noiose che nell’essere umano non producono né crescita né creatività. Per il resto? Per il resto riteniamo che l’essere umano e’ umano non perché sa anche svolgere lavori ripetitivi, ma perché è un essere duttile che sa conservare ricordi, informazioni visive, sa generare emozioni e  a secondo delle circostanze sa pure piangere o ridere, sa innamorarsi e sa amare. L’essere umano ha coscienza di sé. L’Intelligenza Artificiale non riuscirà mai a sapere di sapere. 

 Sostiene Corrado Augias, da cui qui abbiamo attinto e riportato alcuni spunti ripresi da un suo noto libro, che l’I.A. saprà semplicemente e limitatamente imitare il sapere dell’uomo.

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