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domenica 24 maggio 2020

Alle radici del Cristianesimo

Ci proponiamo di dare alla pagina "Alle radici del Cristianesimo" un taglio diverso da quello usuale del recente passato. La pagina troverà una sua tipologia definitiva nelle prossime settimane.
Intanto per alcune domeniche proporremo dei testi di Pavel Florenskij, un pensatore geniale e originale del XX secolo. 
Sacerdote della Chiesa Ortodossa Russa fu fucilato nella notte tra il 7 e l'8 agosto 1937 su determinazione del potere sovietico.
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Il Timore di Dio


10. Tutto ciò è terribile, come è terribile la Realtà Superna. Eppure tutto ciò, tutto il culto, "è ombra delle cose future, ma la realtà invece è Cristo" (Col. 2,17). "(...) Tutte queste cose sono ombra delle future, ma il corpo invece è Cristo".  Il corpo, cioè il vero essere della realtà, opposta all'ombra. E ancora, "Avendo infatti la Legge (cioè il culto veterotestamentario) solo un'ombra dei beni futuri e non la realtà stessa  delle cose, non ha il potere di condurre  alla perfezione, per mezzo di quei sacrifici che offrono continuamente di anno in anno coloro che si accostano a Dio" (Eb, 10,1).
  E così tutto questo è ombra delle cose future, umbra futurarum rerum. E se è terribile l'ombra della realtà, quanto maggiormente lo sarà la realtà stessa! La grandiosità quantitativa del culto veterotestamentario si concentra nella tensione qualitativa del culto neotestamentario. Non più tori, capri e agnelli, ma il Signore Stesso, Lui Stesso offre Se Stesso come Vittima.: "éer mezzo dell'offerta del suo Corpo". E ogni Eucarestia è  in verità quello stesso Sangue. Non un altro, non uno nuovo,  ma quello stesso, numericamente lo stesso, che si svela nelle forme e nella memoria del rito liturgico, perchè il Golgota è un fatto storico,  che in maniera misteriosa  ed eterna è nel tempo celeste (la tenda)  e là si vede attraverso il nostro involucro terreno.  L'unzione col santo myron  è davvero lo Spirito Santo. E il fonte santo è veramente il seno di Dio. E le parole: "Prendete e mangiatene ..." non sono altre parole qualsiasi, ma quelle stesse parole. Non sono una commemorazione, ma un atto.

11. Non si può non credere affatto al culto cristiano, ovvero essere fuori dalla religione cristiana. Ma farne parte significa partecipare al culto credendoci. Allora non c'è posto per prenderlo con leggerezza, quella leggerezza della quale pochi non si macchiano. Il culto vetero-testamentario voleva intimorire con la sua grandezza. Quello cristiano quanto più si è  accresciuto nella sostanza, quanto più si è concentrato in intensità, anche nelle nostre piccole chiese, simili quasi a giocattoli. Ma tagliente come un lampo e infuocato nella sua essenza, il culto cristiano, tranne rare eccezioni,  non svela apertamente la sua terribile potenza, non sottomette a sè il nostro stupore e preferisce dimorare nel fondo della nostra fede. Stiamo però attenti a non ingannarci per la sobrietà dei nostri santi misteri e a non considerare questi misteri, che sono noumenici, in maniera troppo ovvia e familiare. Non perdiamo il timor di Dio |

"O uomo, che ti appresti a gustare il Corpo del Signore, / accostati con timore, per non bruciarti: è un fuoco!",

"Ricevendo il fuoco, ho paura di bruciare come la cera e l'erba. O terribile mistero ! O viscere di misericordia di Dio ! Come, io che sono fango, posso ricevere il tuo Corpo e il tuo Sangue divini ed essere reso immortale ?".

"Ed io, miserabile, che oso ricevere il tuo Corpo tutto intero; fà che non sia consumato".

"Ecco io mi accosto alla Divina Comunione, / o mio Creatore / Non consumarmi per questa partecipazione; / perchè Tu sei fuoco che brucia gli indegni ( ...). Vedendo questo sangue divinizzante, trema, o uomo, / perchè è un fuoco che brucia gli indegni".

Nelle profondità misteriose del nostro essere avviene sempre  una bruciatura o una santificazione. Ma in superficie non è forse l'uomo lasciato alla sua ottusità e leggerezza ? La religione terribile e ardente viene ridotta al livello dei ciondoli a forma di croce, delle piccole prosfore,  dei dolcetti di Pasqua, di icone con cherubini che cantano, di predicuzze,  di uno degli innumerevoli diversivi per voi, annoiati fannulloni e, in particolare, fanullone. Non è forse così ? E non saremo forse puniti ? Non dimentichiamo che non sono rari i casi  in cui davanti agli occhi di un non credente sono caduti i veli delle apparenze ed è apparsa, terribile, la vera sostanza  del culto. Gli angeli che concelebrano o che sostituiscono i sacerdoti. Il Cristo Bambino sacrificato sulla patena. Il sangue versato. Il fremito delle forze celesti. La luce insormontabile. I nemici del genere umano respinti dai Sacri Misteri. I casi di questo genere sono molti e distribuiti nell'arco di molti secoli, messi per iscritto e confermati. Ma i casi simili sono molto più numerosi di quelli registrati. Anzi, sono così frequenti che nelle Istruzioni magisteriali, cioè nelle istruzioni date al sacerdote su come comportarsi nel caso si verifichi un qualche caso imprevedibile -come quando si versa il Sangue santo, o si è attaccati dai nemici, o scoppia un incendio, o cade un ragno nel sacro Calice e cos' viaà,  tra i molti altri casi imprevedibili è previsto quello in cui "dopo la consacrazione del pane o del vino si manifesti un miracolo, cioè il pane assume l'aspetto di carne o di un bimbo, o il vino assume l'aspetto di sangue"  non solo si spiega come comportarsi dinnanzi a tale trasformazione, ma si dice anche che "il miracolo  viene fatto da Dio per mancanza di fede o per altra colpa".

12. Ecco alcuni aspetti - e questi si potrebbero senza fatica  moltiplicare all'infinito- che dipingono la religione in tutta la sua parte terribile, quella che cioè richiede il timore del Signore, "Venite, figli, ascoltatemi; v'insegno il timore del Signore, ci dice il re Davide". Abbiamo fatto solo due o tre passi, ma ci siamo convinti che la sfera della religione è veramente altra rispetto al nostro mondo comune. Ci siamo convinti che tutto in essa è nuovo, tutto è diverso. E qui visibilmente ci attende lo stesso mistero. Entrarci in contatto significa venir bruciati e conoscere il timore. Le invisibili linee delle forze magnetiche vanno disegnandosi su (una superficie sottoposta a) un campo magnetico quando sopra vi cade la polvere di ferro. Allo stesso modo l'invisibile e misterioso si fa accessibile all'occhio umano: rivestito di empirico, si dispone secondo le linee proprie dell'invisibile. Entrando nella sfera del culto, il sensibile vive e si unisce non già secondo i legami a lui immanenti, ma secondo altri legami e si fa parte di una struttura altra, trascendente, con leggi sue proprie e legami particolari. Attratto in nuovi legami , strani e incomprensibili sul piano del sensibile, in rapporti inattesi, sorretto d'ora in avanti da forze altre, viene sottratto alla sfera della tensioni terrene, cessa di essere solo terreno. E solo sensibile. Così come non si può chiamare semplicemente esterno e inanimato quel cibo che è entrato nella struttura dell'organismo e, assimilato, manifesta in maniera sensibile la propria forma animata, fino a quel momento invisibile, allo stesso modo anche il "terreno" nella sfera del culto cessa di essere terreno. E pur essendo da un punto di vista terreno , sul piano delle cose terrene, una cosa terrena, ma singolare,  particolare, strana, complessa e incomprensibile, da un punto di vista proprio del culto, sul piano del mistero che determina, compone e forma il culto, è già altro, santificato, benedetto, consacrato, trasformato. E' il mistero stesso. Ma, ripeto, il culto, strano e incomprensibile se guardato dal basso in alto, dal punto di vista contrario, ovvero dall'alto in basso, acquisisce integrità e unità. Non appena, saliti in cielo, osserviamo da lì il quadro generale, gli elementi della realtà sensibile, deformati da una forza sconosciuta, frantumati e sparsi, come distrutti da un vortice piombato su di essa, si combinano nei nuovi, e finora ignorati geroglifici di un mondo misterioso. Una forza a loro trascendente li ha disposti secondo regole che non provengono dalla loro natura, anche se le sottintendono;  questa forza è il filo che lega  la terra al cielo. ((La Croce è la forma, il movimento a croce è movimento completo. Come (illegibile). Il movimento completo è aritmia. Eccovi un esempio di come cambia la vita naturale con l'intrusione in essa di un principio non terreno)).

13. Ma se le cose stanno veramente così (e non sono in grado di pensare diversamente), allora ci troviamo in una condizione che rende quasi impossibili le nostre lezioni. La nostra comprensione si avvicina al culto non con studi intellettuali, ma attraverso il contatto vitale con esso. Al di fuori dell'esperienza concreta nel culto o accanto al culto non vi può essere nemmeno la sua comprensione. Da un solo culto è possibile, fino a un certo livello, capire anche altri culti, di altri tempi e di altre religioni, facendosi guidare dalle analogie e dalle somiglianze della vita. Ma per fasrlo serve senza dubbio potersi appoggiare a un qualche culto concreto. Altrimenti tutte le nostre parole saranno vuote, un'inutile logomachia. Chiaramente, è possibile soltanto una serie di avvicinamenti, una successione di peripli attorno al mistero del culto, ma certo non la rivelazione dei misteri in se stessi. Dirò di più. Il senso vero delle nostre lezioni non deve essere un avvicinamento ai misteri, ma un allontanamento da essi. Ci muoveremo verso di loro che ci appaiono ora così vicini, Ma vedremo, avanzando, che si trovano più in là di quanto ci aspettavamo. Avanzeremo ancora, e ancora essi si allontaneranno nella nostra coscienza. E allora inizieremo a capire che i misteri del culto non sono affatto quelle collinette che a molti sembrano essere inizialmente, ma catene montuose che si innalzano sopra le nuvole e reggono la volta del cielo. La (troppa) familiarità con il culto verrà pian piano scacciata dal timor di Dio. Se succederà così, avremo raggiunto il nostro scopo.
Dovremo occuparci di cose misteriose per la loro stessa natura. In più, a questa misteriosità sostanziale si unisce una quasi completa mancanza di studi anche solo dell'aspetto esteriore del culto. Gli oggetti della nostra argomentazione o non sono studiati oppure sono studiati in direzione per noi del tutto inutili, in sensi diversi da quelli che ci interessano, con altri scopi e da angolazioni differenti.  Se avessimo tempo, ci converrebbe studiare di nuovo e ordinare quanto è stato detto sul culto nella sua manifestazione esteriore, fare un'analisi delle forme del culto, delineare l'anatomia, l'istologia e la fisiologia del culto. Solo allora,  dicendo le cose come stanno, potremmo accingerci al tentativo di indagare dal punto di vista filosofico i fenomeni del culto. Ma questa impresa, base della culto-logia è già di per sé infinitamente difficile, diventa impossibile per uno studioso solo, anche accontentandosi dei più modesti tentativi. Noi poi che abbiamo a disposizione solo quattro ore settimanali  per quattro volte (4x4) , senza poter contare su un qualsiasi corredo di conoscenze liturgiche, che possiamo fare ?  Conversare ? Non avrei mai osato presentarmi a voi con queste conversazioni, se da molti anni non mi tormentasse, in senso positivo, un pensiero: il punto cruciale della rovina della Chiesa è la disattenzione, la mancata riflessione sul culto, mentre il compito principale  della teologia sta oggi proprio nella comprensione-spiegazione del culto. Detto questo, pur consapevole dell'inevitabile pochezza di tutto ciò che posso dire, soprattutto in queste condizioni, prendo tuttavia su di me il peso di una condanna interna ed esterna per indifferenza, superficialità e presunzione, E lo prendo esclusivamente per obbedienza alla Chiesa. Non avendo sviluppato una teoria mia propria,  non solo non ho teorie definitive, ma di conseguenza non ho nemmeno un sistema, anche se in realtà sono risolutivamente contrario all'idea di sistema. Il sistema è un pensiero pietrificato, è in generale una contradictio in adiecto ed è contrario all'approfondimento vivo. Su una questione non studiata, su una questione che come nessun'altra richiede un approfondimento infinito, un sistema, è assolutamente inamissibile. Qui devono predominare la frammentarietà e l'abozzo a grandi linee. Non ci sono pensieri definitivi, ci sono soltanto schizzi e tentativi di avvicinamento. Il mio compito è quello di risvegliare il pensiero, ma non certo quello di soddisfarlo. Quanto io posso offrirvi non è un corso di lezioni, ma una raccolta di temi di riflessione, i primi appunti, e neanche molti, di ciò che sarà la filosofia del culto. Ma proprio per questo mi rivolgo a voi come ad amici. Non come a persone che cercano di attaccare quando meno lo si attende, ma come a persone che si sforzano di comprendere. Il mio pensiero non è armato nè di documenti scientifici nè di citazioni esatte. Si presenta a voi indifeso. Oltretutto siamo limitati sia dalla mancanza di tempo sia, in parte, dalla natura dell'argomento. Il quale, da un punto di vista scientifico, fino a ora sub iudice  est.

Con queste parole personali, permettetemi di concludere la lezione di oggi che ha voluto portare la vostra attenzione su alcune note iniziali delle nostre prossime conversazioni e così preparare la vostra mente ad andare incontro a ciò che verrà detto in seguito.


Quanto finora riportato
è ripreso dal volume
Pavel Florenskij

La Filosofia del culto
a cura di Natalino Valentini
Ed San Paolo




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