Il generale dell’esercito italiano Pietro Maletti nell’esecuzione degli ordini impartiti si rende responsabile del massacro di Debre Libanos in Etiopia, sterminando migliaia tra monaci e diaconi della Chiesa Ortodossa locale.
Per il fascismo il generale fu eroe di guerra, ma le pieghe della storia hanno fatto venire a galla responsabilità per l’ordine impartito alle truppe coloniali in Etiopia di compiere il più grave eccidio di cristiani in Africa, il massacro di Debre Libanos.
Il generale del regio esercito Pietro Maletti ricevette il 20 maggio 1937 il seguente telegramma: «Passi pertanto per le armi tutti i monaci indistintamente compreso il vice priore». Firmato: Rodolfo Graziani.
L’allora viceré di Etiopia fu vittima di un attentato la mattina del 19 febbraio 1937 ad Addis Abeba: 7 morti e decine di feriti tra cui lo stesso Graziani.
Ne seguì una repressione durissima con migliaia di civili innocenti massacrati dalle camice nere.
Graziani colse l’occasione per chiudere la partita con la Chiesa etiope accusata di essere connivente con gli attentatori e ordinò l’incursione a Debre Libanos, cittadella monastica fondata nel XIII secolo dal santo Tekle Haymanot, considerato il più importante luogo di culto del cristianesimo ortodosso d’Etiopia.
Risultato: fra i 1.800 e i 2.200 morti, monaci e diaconi mitragliati e fucilati.
«Liquidazione completa», così Maletti comunicò a Graziani la conclusione di una delle pagine più buie della storia italiana.
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